ROMA – Tutti contro tutti nel centrodestra: tira una brutta aria nella maggioranza, dove sembra essere cominciata la “resa dei conti”. La manovra di Tremonti definita “da psichiatra” dal sottosegretario Guido Crosetto, le lotte intestine nella Lega, il governatore campano (targato Pdl) Stefano Caldoro che sfida il governo.
L’ultima polemica (in ordine temporale) è quella scatenata dal sottosegretario alla Difesa Crosetto, che ha commentato con toni durissimi la manovra preparata dal ministro dell’Economia: “Dovrebbe essere analizzata da uno psichiatra”, ha detto senza mezzi termini in un’intervista rilasciata all’Ansa.
Secondo Crosetto, inoltre, le mosse di Tremonti sembrano studiate a tavolino per “far saltare banco e governo”: “In questi tre anni ha fatto di tutto per tenere in vita il malato Paese, ma l’ha fatto tenendolo in coma farmacologico”.
Sempre il 27 giugno, è scoppiato anche il “caso Caldoro”. Il governatore della Campania, raggiunto da un avviso di garanzia per epidemia colposa nella vicenda dell’emergenza rifiuti, alla fine non ce l’ha fatta più e ha sbottato: “Non ci sto, non ci sto, non ci sto”. Caldoro ha detto di non voler pagare “le colpe degli altri”.
Il governatore ha tacciato di irresponsabilità la Lega Nord, che si è rifiutata di firmare il decreto relativo all’emergenza. Poi ha sfidato il governo: “Finché non darà risposte forti, la Regione Campania abbandonerà ogni tavolo istituzionale”.
E proprio tra le fila del Carroccio si sta consumando negli ultimi giorni un’altra crisi interna, quella relativa alla leadership: da Pontida è venuto fuori che Roberto Maroni può contare sull’appoggio di una larga parte della base e può dunque pensare di lanciare l’assalto al trono di Umberto Bossi, finora apparso indiscutibile.
La sfida del ministro dell’Interno sarebbe stata quella di chiedere (insieme ad altri 48 deputati del Carroccio) il declassamento di Marco Reguzzoni dal ruolo di capogruppo alla Camera. Bossi, che si è fermamente opposto allo scaricamento di uno dei suoi “pupilli”, ha sfidato apertamente i ribelli del suo partito: “Chi fa casino, lo faccio in due secondi”.