Fronte compatto dell’industria sanitaria e farmaceutica nel difendere i comparti presi di mira dalla manovra. A poche ore di distanza arrivano le critiche di Farmindustria e di Assobiomedica alle misure messe in campo dal governo per contenere la spesa sanitaria. Misure che in particolare sui farmaci rischiano, come sottolinea Sergio Dompé, di “scassare il Paese”.
Il dito del presidente degli industriali del farmaco è puntato sulla scelta di tagliare la spesa per i generici, con la previsione di rimborsare i farmaci soltanto con i quattro prezzi più bassi. Una norma “scassa-Paese” perché, per rimanere competitive, le aziende italiane saranno costrette “a investire e produrre all’estero” mettendo però “a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia”.
Certo, il momento è quello “dei sacrifici” e la farmaceutica garantisce “il senso di responsabilità”. Ma per Dompé nei confronti della filiera del farmaco “c’è una sorta di accanimento”.
Proprio sui generici, così come sulle modalità delle gare, sono al lavoro in queste ore i senatori della maggioranza, che hanno dato, in commissione Sanità, parere favorevole alla manovra ma con alcune osservazioni che potrebbero trasformarsi in emendamenti al testo.
Sui nuovi meccanismi di gara ha espresso “perplessità” anche Guido Rasi, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco. “Su alcune modalità previste dalla manovra, per esempio le aste – ha detto – c’è effettivamente bisogno di un approfondimento metodologico”.
Meccanismi di gare, peraltro, per i quali chiede modifiche anche Assobiomedica, che boccia, però, la proposta di introdurre centrali di acquisto per ridurre la spesa sanitaria: “I prezzi dei nostri prodotti – ha chiarito Angelo Fracassi – sono calati del 4 per cento tra il 2007 e 2008, e del 4,5 per cento tra 2008 e 2009”. Quindi vanno fermati “i tentativi di screditare” le aziende “con le storie dei prezzi dei dispositivi diversi da zona a zona”.
I sacrifici, insomma, il comparto già li fa, considerando che è anche oberato “dai ritardi dei pagamenti e circa 5 miliardi di crediti verso le aziende sanitarie”. Situazione che non può che peggiorare con la stretta sui piani di rientro per le Regioni in rosso: “I piani non funzionano – attacca – e se non ci sarà riequilibrio” non si potrà nemmeno “accedere ai fondi Fas” per le aree sottosviluppate. “La conclusione è che le regioni coinvolte aumenteranno Irap e Irpef” e “le imprese dovranno subire un aggravio fiscale”.