MILANO – Arriva con un quarto d’ora di anticipo. Stringe la mano ai pm che lo accusano e al giudice che dovrà decidere se mandarlo a processo o meno, assiste all’intera udienza in silenzio e, in una pausa, fa qualche battuta sul Milan, racconta qualche barzelletta e non risparmia le solite critiche ai magistrati.
Poi, appena uscito dal Palazzo di Giustizia di Milano, dal predellino della sua auto saluta un gruppo di fan che lo attende davanti a un gazebo: ”Tutto bene, mi sto preparando per il 4 aprile’‘, dice, dando appuntamento a tra una settimana.
Dopo otto anni Silvio Berlusconi ritorna in aula come imputato. E lo fa all’udienza preliminare per il caso Mediatrade dove, insieme al figlio Pier Silvio, al presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, al produttore americano ma di origini egiziane Frank Farouk Agrama, e altre 8 persone, è accusato di presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv.
Un’udienza, quella di oggi, tecnica dove nel giro di un’ora e mezza il gup Maria Vicidomini, ha respinto la richiesta di un piccolo risparmiatore, titolare di un’azione Mediaset e noto per altre ‘comparsate’ simili, di costituirsi parte civile e ha concordato il calendario: lunedì 4 parile per l’intervento dei pm, e poi lunedì 2 e 30 maggio, quando dovrebbe parlare la difesa del premier.
Ma la mattinata ‘giudiziaria’ del Presidente del Consiglio comincia di buon’ora. In diretta telefonica a ‘Mattino 5’ con Maurizio Belpietro ritorna a lanciare bordate contro la magistratura e la sinistra e a parlare, dopo aver fatto i conti dei procedimenti a suo carico, di ”volontà persecutoria” definendosi ”l’uomo più imputato della storia”.
”Il processo Mediatrade – aggiunge – rientra come quelli precedenti in un tentativo che viene fatto per cercare di eliminare il maggiore ostacolo che la sinistra ha nella conquista del potere. Sono accuse infondate e ridicole”. Prosegue: ”Sono tutti processi assurdi e costruiti sul nulla. Ho più volte giurato sui miei cinque figli e sui miei sei nipoti che nessuno dei fatti su cui la Procura di Milano ha costruito le sue accuse è vero”.
E poi entra nel merito sostenendo che le accuse sono infondate: ”Io in Mediaset non mi sono mai occupato dell’acquisto di diritti tv. Dal gennaio 1994, quando sono sceso in politica, mi sono allontanato dalle aziende che ho fondato. I diritti tv venivano acquistati da una sezione di Mediaset che passava all’ufficio acquisti i film da comprare”.
Parole quelle del premier, cui risponde a stretto giro Luca Palamara, presidente del’Anm: ”I magistrati applicano la legge, questo è il compito che la Costituzione ha assegnato loro e sono sicuro che continueranno a farlo senza intimidazioni”.
Dopo la parentesi ‘radiofonica’, poco prima dell’inizio dell’udienza, Berlusconi varca la soglia del Tribunale. Quel palazzaccio da cui parte la ”persecuzione” ovviamente presidiato da un massiccio schieramento di forze dell’ordine, giornalisti, cameramen e fotografi.
Fuori, tra slogan e striscioni, i suoi supporter, guidati da Mario Mantovani, coordinatore lombardo del Pdl. Dentro, al settimo piano ‘blindato’ dai carabinieri – l’accesso è stato consentito solo a Daniela Santanché e a Mantovani -, un’aula ben diversa da quella dove si era presentato l’ultima volta al processo Sme. Allora era stata usata quella dove si celebra l’inaugurazione dell’anno giudiziario, ora una stanza un po’ più spaziosa di un ufficio con le panche disposte in più file e una grande scrivania con dietro il gup.
E lui, dicono ”sereno”, seduto in seconda fila tra i suoi legali, Niccolò Ghedini, Piero Longo e Filippo Dinacci. Davanti i due pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, ai quali stringe anche la mano. Ascolta e nella pausa in cui il giudice entra in camera di consiglio per respingere la richiesta del risparmiatore di essere parte civile, come è stato riferito, si lascia un po’ andare: qualche battuta, anche sul suo Milan, un paio di barzellette, e ancora commenti pare al ‘vetriolo’ sulla magistratura in generale.
Finita l’udienza se ne va dando appuntamento per lunedì prossimo. Non è escluso che renda dichiarazioni spontanee o addirittura si faccia interrogare. I suoi difensori, invece, prima di lasciare il Tribunale si recano dal presidente del collegio della quarta sezione penale, dove il 6 aprile partirà, con un’udienza di ‘smistamento’, il processo per il caso Ruby, per cercare di concordare il calendario: si punta al 6 giugno.
E proprio in vista del processo domani verranno depositate le liste dei testimoni: la difesa tra i 70 e gli 80 e l’accusa una sessantina. Ruby, con tutta probabilità, verrà chiamata come teste. Almeno questo sembra l’orientamento.