Se il leader dell’Udc comprenderà che nessun terzo polo è elettoralmente possibile, a meno che non si allei con la sinistra finendo per perdere buona parte dei propri consensi, sarà fatale il suo avvicinamento al Cavaliere e, di conseguenza il fumoso Polo della nazione, messo su in questi giorni, come coordinamento di cento parlamentari, tra deputati e senatori, che intendono proteggersi da un lato da fughe verso il centrodestra e dall’altro tentare di far durare la legislatura (l’Udc non voterà la mozione di sfiducia Bondi e potrebbe cooperare a trovare una soluzione legislativa qualora la Consulta dovesse respingere bil legittimo impedimento), sarà destinato a sciogliersi come neve al sole. Tra i promotori, non ce n’è uno che stia al proprio posto. Tutti divisi quasi su tutto: come si può pensare che vadano avanti verso la costruzione di un soggetto unitario, sia pure a fini limitatamente elettorali? I cittadini se dovessero trovarsi in lista Casini, Rutelli, Fini (da vice-Berlusconi a semplice gregario di un fragile raggruppamento parlamentare, dopo aver liquidato due partiti dei quali era il leader incontrastato: incredibile!), Lombardo, La Malfa che impressione riporterebbero? D’accordo, le ideologie sono finite, ma per fortuna la decenza, ancorché debolmente, resiste ancora…
Dovrebbe capirlo Bersani – e siamo all’ultimo punto delle vacanze di lavoro politico natalizie – che con una superficialità davvero sconcertante, al punto di aver creato un putiferio nel Pd, ha detto che volentieri proverebbe a costruire un’alleanza con il terzo polo, anche a costo di gettare alle ortiche le primarie, uno dei più micidiali ed autolesionistici strumenti di tortura che il maggior partito della sinistra si sia inventato. Alleanza con chi ancora non esiste e forse non esisterà mai? Certo che poi Casini gongola: chi glielo doveva dire che Babbo Natale sarebbe stato così generoso quest’anno? Non ha ancora fatto un partito, neppure l’ha annunciato, nemmeno il tempo di sedersi con altri commensali allo stesso tavolo e Bersani che chiede di poter partecipare all’allegra rimpatriata di vecchi ragazzi, un po’ stagionati per avventure politiciste. Al leader dell’Udc non è sembrato vero poter mostrare il petto al Cavaliere pur sapendo che questi il bluff lo andrà a vedere volentieri avendo sempre in mano la carta migliore: le elezioni anticipate.
Che cosa farà, dunque, la sinistra? Dovrà regolare i conti con l’attuale leadership del Pd: Di Pietro e Vendola sono lì che aspettano impazienti, ma, nella malaugurata ipotesi che Bersani dovesse tergiversare nella scelta, sarà il suo stesso partito a ribellarsi.
Maggioranza e opposizioni sotto l’albero a Natale troveranno sacchi colmi di problemi. Non potranno accantonarli e scartarli dopo le feste. Non c’è tempo. Alla fine di gennaio si chiude lo spazio per poter votare a primavera, magari contemporaneamente con con le già previste amministrative. Se si vuole evitare la conta è bene che ognuno si muova per tempo. Altre manfrine parlamentari, non sono alle viste per poter tirare a campare. Qualcuno potrebbe tirare le cuoia, ma nelle urne.