Se la Libia non tiene, l’ondata di sbarchi clandestini potrebbe riversarsi sull’Italia, almeno secondo le paure del ministero dell’Interno.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera riporta le preoccupazioni del Viminale nel caos migranti che stanno arrivando dalla Tunisia sulle coste siciliane e a Lampedusa.
Tutto dipende da Tripoli e da come deciderà di gestire la situazione nei deserti. “Se le autorità libiche decidessero di sospendere i controlli nei porti e sulle spiagge dove continuano ad ammassarsi gli stranieri provenienti da tutta l’Africa subsahariana”, scrive Fiorenza Sarzanini.
La paura quindi è che ci sia un effetto domino, dalla Tunisia all’Egitto. Le disposizioni date da Roma prevedono la possibilità di ottenere il rimpatrio immediato qualora la situazione dovesse degenerare anche nella capitale. Il rispetto del Trattato Proprio a Bengasi fu firmato il «Trattato di amicizia» tra Italia e Libia che – in cambio di numerose concessioni economiche e politiche al regime del Colonnello – impegna i libici a monitorare le coste per impedire le partenze dalla zona nord del Paese, lì da dove sono sempre salpati gli scafisti con mezzi carichi di immigrati. Due giorni fa il ministro Roberto Maroni ha incontrato l’ambasciatore Gaddur e gli ha rinnovato la preoccupazione per quanto può accadere qualora la sorveglianza venga allentata. Un’eventualità che il diplomatico, ritenuto uno dei fedelissimi di Gheddafi ha escluso, assicurando come le autorità «continuano ad avere il controllo della situazione».
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto la verifica delle presenze per “predisporre il rimpatrio di chi vuole rientrare”.
Ma nelle paure di un rischio esodo sembra essere tutto ancora sotto controllo. Secondo una nota ufficiale dell’Eni – che in Libia ha numerosi impianti e soprattutto moltissimi dipendenti – si assicura che «al momento non si registra alcun tipo di problematica e la produzione continua, ma monitoriamo costantemente la situazione e seguiamo con attenzione gli sviluppi».
