ROMA – L’Aula di Montecitorio il 2 agosto dovrà esprimersi sul caso di Marco Milanese e su quello di Denis Verdini. Per quanto riguarda l’ex braccio destro di Tremonti, i deputati dovranno pronunciarsi sulla decisione presa il 28 luglio all’unanimità dalla Giunta per le Autorizzazioni della Camera di dire ‘sì’ all’utilizzo dei tabulati telefonici e all’apertura delle cassette di sicurezza sequestrate al deputato. Del coordinatore del Pdl si dovrà decidere invece se dire sì o no alla richiesta di usare le intercettazioni telefoniche che lo riguardano: quelle effettuate nell’ambito delle indagini sul G8 e gli appalti post-terremoto dell’Aquila. La Giunta, per Verdini, ha detto ‘no’ ai magistrati.
Sul voto di oggi non dovrebbero esserci sorprese. L’ Assemblea, secondo quanto si apprende, dovrebbe rispettare il duplice verdetto della Giunta e dire ‘si’ per Milanese e ‘no’ su Verdini. Eppure il capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni, sul punto, il 12 luglio scorso, era stato chiarissimo: ”Da questo momento in poi”, aveva detto alla vigilia del voto su Alfonso Papa, il deputato del Pdl ora agli arresti a Poggio Reale, ”voterà sempre ‘si’ ad ogni richiesta che verrà avanzata dai magistrati alla Camera per l’uso delle intercettazioni o per tutto ciò che riguarda la fase delle indagini”.
Solo per quanto riguarda l’arresto, aveva ribadito l’esponente leghista, il Carroccio si riserverà di decidere di volta in volta. Sul perché la Lega, nel caso di Denis Verdini, abbia deciso di ‘rivedere’ il proprio atteggiamento, nel Pdl si dà un’interpretazione tutta ‘politica’. Prima di tutto è da giorni che il ‘passa parola’ nel partito di Bossi è quello di non sollevare polveroni fino a settembre. Facciamo passare questo periodo di vacanza tranquillo, si dice, poi alla ripresa si vedrà. Tanto che sul ‘processo lungo’ nessun leghista si è messo di traverso, nonostante, a microfoni spenti, si assicurasse che alla Camera il ddl ”dovrà essere riscritto per intero”. Ma poi ci sarebbe anche un’altra ‘lettura’: dicendo ‘si’ all’arresto di Papa i maroniani volevano dare un segnale preciso a Giulio Tremonti. Lo si voleva avvertire cioè che per Marco Milanese l’intenzione sarebbe stata quella di dire ‘si’ alla custodia cautelare chiesta dai Pm di Napoli.
E che pertanto un passo indietro nell’eventuale ipotesi di un governo di fine legislatura sarebbe stato auspicabile. Su Verdini, invece, il Carroccio non vuole arrivare ora ad inutili frizioni con il Pdl. Pertanto ‘torna’ sui propri passi, rispetto alle dichiarazioni di Reguzzoni, e così come ha detto ‘no’ in Giunta, è probabile che ripeta il proprio ‘no’ in Aula. Ma, proprio sul caso Verdini, è l’opposizione che stavolta potrebbe dividersi: nell’organismo presieduto da Pierluigi Castagnetti, sempre il 28 luglio, il radicale del Pd Maurizio Turco votò insieme alla maggioranza contro l’utilizzo delle intercettazioni. Una posizione questa, si ‘maligna’ nell’opposizione, che mal si concilierebbe con “l’operazione trasparenza” che sta portando avanti la sua collega radicale Rita Bernardini in Parlamento.