MILANO – Il messaggio è scritto in un italiano elegante e forbito ma suona pressappoco così: “Caro Luca non ci provare”. L’autore del messaggio è il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti e il Luca in questione è Montezemolo che, venerdì 1 aprile, in un duro attacco al governo, ha lasciato chiaramente intendere che la sua discesa nell’agone politico potrebbe essere imminente.
Comunque la si pensi in materia, un fatto è certo: Montezemolo in politica, nel centrodestra fa venire più di qualche mal di pancia. Così, subito dopo il suo attacco, sabato 2 aprile era stato il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta a rispondere per il governo. “Montezemolo? Non ho capito che mestiere faccia”. Non esattamente il massimo dell’eleganza nei confronti di un signore che è stato a capo degli industriali italiani e che oggi dirige la Ferrari.
Domenica, invece, l’attacco parte dalle colonne del quotidiano della famiglia Berlusconi. E Montezemolo è associato a quello che, per Il Giornale, è l’incarnazione del “male assoluto”, il presidente della Camera Gianfranco Fini. “Ci sembra di rivedere un film appena andato in onda nel cinema della politica italiana, attore principale Gianfranco Fini, comparse Bocchino, Briguglio, Casini e Rutelli” scrive Sallusti che, evidentemente, non apprezza la discesa in campo “per salvare la patria.
E’ solo l’antipasto. La tesi del Giornale è che come “salvatore” Montezemolo non funzioni proprio. Scrive Sallusti: “Quando gli fu affidata la Cinzano, l’allora giovane manager non cavò un ragno dal buco. L’anno che trascorse alla guida della Juventus fu l’unico nel quale i bianconeri non si qualificarono per una coppa europea. Come capo dell’avventura dei mondiali di calcio Italia ’90 diciamo che non portò fortuna alla nazionale e fu un disastro in quanto alla gestione del grande business (nuovi stadi nati vecchi, alberghi finanziati e mai finiti, infrastrutture per lo più inutili quanto costose). Alla Ferrari ha vinto molto con il tandem Todt-Schumacher. Via loro, le rosse – forse non a caso – sono state risucchiate nel gruppone, umiliate da un giovane team che porta il nome di una bibita. In ultimo, la Fiat di Marchionne ha preferito fare a meno di lui senza per questo subire il minimo trauma”.
Come “primo avvertimento” non c’è male. Senza entrare nel merito dei fatti contestati quello che dovrebbe mettere Montezemolo sul “chi vive” è proprio l’accostamento a Fini. Da quando è iniziata la separazione non esattamente consensuale con Berlusconi non è passato giorno senza che “Il Giornale” dedicasse al presidente della Camera notizie e commenti non proprio benevoli. La casa di Montecarlo è solo la punta dell’iceberg. Montezemolo è pronto per affrontare il tutto?