
ROMA – Le forbici sono giĆ pronte, a gennaio partono i tagli di Mario Monti: dalle auto blu agli stipendi dei manager, la parola d’ordine ĆØ tagliare.
Il premier ha detto al Sole 24 Ore che l’obiettivo ĆØ attuare misure forti e agire per riguadagnare fiducia in Europa. Prima voce in elenco ĆØ dunque quella dei costi della politica. Inoltre il ministero dell’Economia Ā«vigilerĆ sull’osservanza da parte degli enti delle direttive governative che mirano al contenimento e al monitoraggio della spesa pubblica, segnalando eventuali inadempimenti ai competenti uffici del ministeroĀ». Ci sarĆ quindi una commissione di controllo della spesa di ogni ministero che dovrĆ lanciare l’allarme se le regole vengono violate.
L’elenco ĆØ lungo 36 pagine, la sforbiciata toccherĆ , ricostruisce il Corriere della Sera, “gli incarichi onorifici (gettone di presenza al massimo di 30 euro), fino ad una diminuzione dell’80 per cento delle spese per relazioni pubbliche e convegni e alla riduzione delle missioni e delle auto-blu (il cui censimento terminerĆ il 20 gennaio). Il terzo capitolo riguarda gli affitti della pubblica amministrazione. Si tratta di circa un miliardo di spesa l’anno. L’idea ĆØ quella di trasferire gli uffici pubblici che non risiedono in immobili dello Stato in strutture appartenenti al Demanio (ad esempio le caserme dismesse). Ć vero che si tratta di un’operazione complessa e che porterebbe a benefici concreti solo dopo tre-quattro anni (a causa del trasloco tecnico e umano da realizzare), ma se finora non ĆØ stata fatta ĆØ per controindicazioni politico-elettorali (per le reazioni di chi sarebbe oggetto del provvedimento). Un governo tecnico potrebbe invece farcela. Quarta voce, quella legata all’abolizione delle Province: per ora ĆØ stata, di fatto, bloccata, ma la Presidenza del Consiglio intende effettuare ulteriori controlli sui risparmi effettivi dell’operazione e riaprire, in tempi brevi, il discorso con le parti interessate. Resta congelato al momento anche l’assetto della Protezione Civile. Anche su questa struttura si intende operare una verifica dei costi, pure se non necessariamente con il passaggio alle dipendenze del Viminale, ipotizzato all’inizio del governo Monti. Infine Palazzo Chigi: lo spending review di quest’anno fissa le spese a 2 miliardi e 413 milioni di euro, vale a dire 486,8 milioni in meno rispetto all’anno scorso”.
Il ministroĀ per i Rapporti col Parlamento Piero Giarda lo ha annunciato in un’intervista a Repubblica: ”Entro fine mese sarĆ pronto il piano per la ‘spending review’ e scatteranno i primi interventi di razionalizzazione delle risorse statali”, a partire da Palazzo Chigi e poi in primavera per i ministeri.
