ROMA – No all’abolizione delle tariffe minime. No alle società con soci non iscritti all’Albo. No a modifiche del praticantato negli studi professionali. No alle norme di stabilità finanziaria per le Casse autonome previdenziali. No ai conciliatori per dirimere vertenze minime senza passare per i Tribunali (su questo punto si chiede alla nazione di mobilitarsi per apposito referendum abrogativo). No ai Tribunali delle e per le imprese. No alla modifica dell’attuale geografia delle sedi dei Tribunali. No alla libertà per il cittadino di rinunciare alla difesa per i processi di valore inferiore ai 1.100 euro. No a un nuovo regolamento della professione forense. Sono nove i No messi in colonna nel documento finale del Congresso straordinario degli avvocati. Il decimo è un No al governo ma questo era scontato. Prima il Sole 24 Ore e poi La Repubblica hanno sgranato gli occhi di fronte a questo Decalogo del No di una categoria che, manco a dirlo, si dice “disposta al dialogo”. Non c’è solo la Cgil, a ciascuno la sua Cgil.