Concluso il voto in Aula sugli emendamenti al testo sul legittimo impedimento, si attende per l’avallo definitivo della Camera. Il voto finale è in programma alle 17. Pd e Idv hanno ribadito il loro “no” al testo e anche l’Udc, che martedì sembrava compatta nell’abbracciare la linea morbida di Pier Ferdinando Casini, ora fa un passo indietro. Prendendo la parola in Aula poco prima del voto finale, Michele Vietti ha formalmente dichiarato che l’Udc si asterrà.
«L’Udc non voterà il legittimo impedimento sia perché il ddl sul processo breve non è stato formalmente ritirato, sia perché non ci convincono alcune delle modifiche avanzate dal Pdl e dal governo» ha detto il vicepresidente dei deputati Udc, Michele Vietti. «Il nostro sì al legittimo impedimento sarebbe stato condizionato al ritiro del processo breve, che non è stato ritirato, tanto è che oggi non voteremo il legittimo impedimento» ha aggiunto.
Mercoledì mattina la maggioranza ha proceduto tranquillamente e si è tenuta una sola votazione segreta. Se pure per un soffio, solo 14 voti di scarto, l’Aula della Camera ha respinto un emendamento dell’Udc, su cui il governo aveva espresso parere contrario. I sì alla proposta di modifica sono stati 271, i no 285.
Opposizioni. Pd e Idv hanno scatenato in Aula l’annunciata battaglia.Tuttavia, il centrosinistra non ricorre mai al voto segreto: tutte le votazioni, quasi cinquanta, che nella giornata si sono susseguite sugli emendamenti al testo per diverse ore sono state palesi. E quindi senza sorprese. L’ opposizione non ha mai richiesto lo scrutinio segreto, che avrebbe potuto in qualche modo rappresentare un’insidia per il centrodestra; e dunque, la maggioranza non ha avuto difficoltà ad andare avanti.
Anzi, al netto del sostegno dell’Udc (che sul legittimo impedimento ha votato in pochissime occasioni con il resto dell’opposizione), a Montecitorio il governo poteva contare su una presenza dei propri deputati massiccia (e plasticamente visibile anche nel ‘tutto esaurito’ di ministri e sottosegretari ai banchi del governo): come non accadeva la scorsa settimana, quando il governo venne battuto in Aula su una votazione.
L’opposizione attacca a testa bassa il provvedimento, che bolla come ‘ad personam’ ed incostituzionale.”Non nel nostro nome”, apre il fuoco il vicesegretario del Pd Enrico Letta, mentre in Transatlantico Antonio Di Pietro considera che «solo in un regime fascista e piduista si può accettare che i ministri o il Capo del governo non debbano andare dal giudice se hanno commesso dei reati. In un Paese normale sarebbe più giusto dare la precedenza e non l’impedimento».
E Piero Fassino denuncia che con il legittimo impedimento «il governo reintroduce con una legge ordinaria il lodo Alfano chiamandolo in un altro modo, sapendo che è incostituzionale». Durissimo Massimo D’Alema: «Questa leggina non aiuta un confronto serio, è un trucco per aggirare il problema», dice il presidente del Copasir, secondo cui questo testo sarà inefficace rispetto allo scopo di far evitare che Berlusconi sia processato.
«Quando discutevamo del lodo Alfano – ragiona mentre qualcuno gli urla “comunista” – avevo detto come le cose sarebbero andate. Oggi è una facile profezia dire che tra 18 mesi saremo di nuovo qui, visto che questa leggina non risolve nulla. Tra 18 mesi Berlusconi sarà chiamato nuovamente in tribunale a rispondere di corruzione. A meno che noi non approveremo un’altra leggina o un altro imbroglio per aiutarlo».
La legge sul legittimo impedimento «non è una mediazione, un ponte, ma solo un trucco, un meccanismo artificioso per proteggere una sola persona dai suoi processi» ha detto Antonello Soro, deputato del Pd, annunciando il voto contrario del Partito democratico alla legge in discussione.
«Con una legge ordinaria – ha attaccato Soro – viene modificata la disciplina di prerogative fissate nella Costituzione. Si tratta, appunto, di un altro lodo Alfano».
«Una cosa è il legittimo impedimento perché ti sei rotto una gamba e sei in ospedale, un’altra è dire “faccio il ministro e il lavoro mi blocca”. Prenditi un sabato mattina per andare in tribunale, invece di andare a sciare o andare con la Noemi di turno» è l’affondo di Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, che ha ribadito così il suo “no” al provvedimento.
«Oggi è in corso un omicidio della legalità – spiega – Alcune persone hanno occupato le istituzioni e seguendo un modello piduista le stanno trasformando in loro dipendenze» ha aggiunto l’ex pm.
Alfano incontra Napolitano. In mattinata il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha intanto ricevuto al Quirinale il ministro della Giustizia Angelino Alfano.«Si è trattato di una conversazione sulle prospettive future della riforma, improntata come sempre a una chiara e leale collaborazione» ha detto a termine dell’incontro il Guardasigilli.