Denis Verdini, indagato nell’inchiesta sulla P3 e in quella sugli appalti per l’Eolico, ha “ha rassegnato le sue dimissioni irrevocabili” da presidente della sua banca, il Credito Cooperativo Fiorentino e da componente del Consiglio di amministrazione. E lo ha fatto con una lettera inviata il 23 luglio ai vertici dell’istituto e resa nota lunedì mattina. In serata sono seguite anche le dimissioni di tutti gli altri componenti dello stesso Consiglio di amministrazione che hanno ribadito di “di aver condiviso, fin dalle modalità di elezione, la gestione ordinaria e la totalità delle scelte, operate nell’esclusivo interesse della Banca e dei suoi soci”, esprime ”la propria solidarieta’ al presidente dimissionario”. Ma le dimissioni di Verdini non hanno placato la polemica interna alla maggioranza sulla questione morale. Ad intervenire è stato lo stesso Fini che ha detto: fuori gli indagati dal partito.
Il Consiglio di amministrazione del Credito Cooperativo fiorentino, nella nota diffusa dopo la riunione di oggi spiega di aver preso atto ”delle dimissioni del presidente Denis Verdini, condividendo pienamente le argomentazioni contenute nella sua lettera”. Il Cda ricorda poi che la presidenza Verdini ”ha segnato uno sviluppo formidabile dell’Istituto nella comunita’ locale, ha sollecitato le energie economiche e sociali della comunita’, ha posto le premesse per un successivo sviluppo, altrettanto rigoglioso – si legge ancora nella nota -, che le forze economiche e sociali continueranno con l’Istituto, come hanno gia’ fatto nei suoi cento e piu’ anni di storia”.
Il coordinatore del Pdl Denis Verdini è da circa quattro ore davanti ai magistrati della Procura di Roma. Verdini è indagato assieme a Marcello dell’Utri, Flavio Carboni e Massimo Lombardi per violazione della legge sulla costituzione di società segrete nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Ma il coordinatore del Pdl è indagato anche nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per l’eolico.
La lettera. “In questi mesi – si legge nella lettera di dimissioni di Verdini – si è abbattuta sulla mia persona e, indirettamente, sul Credito cooperativo fiorentino, una tempesta mediatica e giudiziaria di ampie proporzioni rese certamente più eclatanti dal ruolo politico che rivesto. Sono assolutamente certo di poter dimostrare, e lo farò nelle sedi opportune, la mia estraneità da ogni illecito che mi viene in questa fase addebitato. Tuttavia devo prendere atto che la rilevanza assunta dai fatti che mi vengono imputati – rilevanza che va bene al di là del merito stesso dei problemi – rischia di gettare un’ombra sulla banca”.
Le dimissioni sono state rese note all’inizio della settimana chiave per l’inchiesta sulla lobby denominata P3. A Roma il procuratore aggiunto Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli hanno sentito proprio ggi il coordinatore Pdl e domani sentiranno il senatore Pdl Marcello dell’Utri.
Verdini è indagato assieme a dell’Utri, Flavio Carboni e Massimo Lombardi per violazione della legge sulla costituzione di società segrete nell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Il coordinatore del Pdl è indagato anche nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per l’eolico.
Fini. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha sottolineato come sia inopportuno che gli “indagati conservino incarichi nel partito”. ”La difesa della legalità – ha detto in collegamento telefonico con la convention campana dei circoli di Generazione Italia – deve essere una bandiera dell’azione politica del Pdl. In questo senso occorre distinguere la giusta tutela del garantismo, perchè si e’ innocenti fino al terzo grado, dall’opportunita’, in certi casi, di continuare a mantenere incarichi politici quando si e’ indagati”.
Fini ha commentato anche la “caccia a Granata” che si è aperta nel Pdl. ”Quando si pone la questione morale – afferma il presidente della Camera – non si puo’ essere considerati dei provocatori e non si puo’ reagire con anatemi o minacciando espulsioni che non appartengono alla storia di un grande partito liberale di massa”.
”Le leggi non possono essere fatte per compiacere gli elettori – aggiunge Fini – ne’ per tutelare i furbi o rappresentare un salvacondotto”.
Un intervento che arriva dopo quanto detto da altri esponenti del Pdl vicini al presidente della Camera. Anche Italo Bocchino aveva sottolineato l’opportunità di un passo indietro di Verdini dal ruolo di coordinatore. “La decisione di Verdini è del tutto personale e non ci riguarda – ha detto Bocchino – sarebbe opportuno un passo indietro perché il Pdl trarrebbe vantaggio se il coordinatore fosse un soggetto non in una situazione complessa”.
Verdini indagato anche per “mendacio bancario”. Intanto spunta una nuova accusa per Denis Verdini. Il coordinatore del Pdl è indagato assieme a dell’Utri, Flavio Carboni e Massimo Lombardi per violazione della legge sulla costituzione di società segrete nell’inchiesta sulla cosiddetta P3; è indagato anche nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per l’eolico. Ora a Firenze Verdini è indagato anche nell’indagine, filone di quella sui Grandi eventi, sui rapporti economico finanziari tra il Credito cooperativo fiorentino (Ccf) (la banca di cui non è piu’ presidente da venerdi’ scorso) e la Baldassini Tognozzi Pontello (Btp) dell’amico Riccardo Fusi, dimessosi mesi fa dalla presidenza del suo gruppo. L’ipotesi di reato e’ mendacio bancario.
L’iscrizione di Verdini nel registro degli indagati risalirebbe a mesi fa. Intanto e’ attesa a breve in procura a Firenze la relazione di Bankitalia sul Credito cooperativo fiorentino, in seguito all’ispezione scattata a marzo scorso. La notizia di un’indagine anche sui rapporti tra Ccf e Btp risale a febbraio scorso, quando furono arrestati Angelo Balducci, Fabio De Santis, Diego Anemone e Mauro Della Giovampaola. Al centro degli accertamenti, i finanziamenti ottenuti da Btp: secondo gli inquirenti le ragioni di credito presentate dal gruppo al Credito cooperativo si sarebbero basate su documenti non veritieri.
Allora emerse che la procura aveva indagato il direttore generale del Ccf, Italo Biagini, per appropriazione indebita insieme a Fusi. Emerse anche che la procura di Firenze aveva indagato l’ex direttore di una filiale fiorentina della Bnl, Riccardo Baronti, accusato sempre di appropriazione indebita per un finanziamento a una societa’ riconducibile a Riccardo Fusi. Complessivamente gli indagati sarebbero una dozzina.
A Firenze Verdini era stato indagato con Fusi per corruzione per la vicenda della scuola marescialli di Firenze in merito alla nomina di De Santis a provveditore all’opere pubbliche della Toscana, inchiesta poi passata alla procura di Roma.
Bondi: Fini viene meno a ruolo istituzionale. Il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, considera l’intervento di Fini come il “venir meno ai doveri che il proprio ruolo istituzionale impone”. “Credo che non ci siano precedenti in Italia di interventi così marcati e ripetuti nel dibattito politico da parte di chi ricopre il ruolo di presidente della Camera” osserva Bondi in una nota. “A prescindere dai contenuti delle opinioni politiche espresse”, con simili dichiarazioni “si sacrificano le istituzioni di garanzia”.
La Russa: Fini lasci la presidenza e scelga altro ruolo. ”Io credo sinceramente che ci sia ancora la possibilità di incontro tra Fini e Berlusconi, credo sinceramente che una soluzione possa essere quella di lasciare il ruolo istituzionale e scegliere con Berlusconi un qualsiasi altro ruolo, sia nel governo che nel partito, per far ripartire quel clima che è stato il clima che ha dato vita alla speranza di un Popolo della Libertà ”, ha detto il ministro della Difesa in un’intervista al Tg3.
A chi punta il dito perché gli indagati non conservino gli incarichi La Russa replica prendendo le difese di Verdini: ”Verdini mi ha detto sulla sua parola d’onore che non ha commesso nessun reato, ho il diritto e dovere di credergli. E se noi accettassimo il principio che qualunque accusa presuppone le dimissioni noi faremmo il gioco di chi vuole destabilizzare tutto”.
Poi continua la sua polemica con il finiano Fabio Granata. ”A Granata ho chiesto di fare i nomi e i cognomi e le occasioni in cui esponenti del governo avrebbero ostacolato la lotta alla mafia. Se questo non avviene gli ho detto di chiedere scusa, non ho neanche detto che va processato ma almeno chieda scusa perché è roba da manicomio”.
Cicchitto a Fini: pm non dettano organigramma interno. ”Un partito garantista non puo’ farsi definire gli organigrammi interni dagli interventi dei magistrati inquirenti senza attendere tutte le chiarificazioni processuali”. Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, replica cosi’ alle affermazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini, secondo cui e’ inopportuno che un indagato mantenga incarichi politici. ”Quando i pm di Napoli chiesero l’arresto dell’onorevole Bocchino – ricorda Cicchitto – solidarizzammo con lui, e Fini condivise quella linea. Fortunatamente ci comportammo in quel modo, nessuno chiese le dimissioni dell’onorevole Bocchino e successivamente chiari’ tutta la sua posizione. Se avessimo seguito una linea giustizialista avremmo commesso un gravissimo errore. Quello, pero’, che ebbe valore per Italo Bocchino – conclude – deve valere per tutti”.
Palazzo Chigi: Berlusconi non fa commenti. ”Si avverte che il Presidente Berlusconi non ha fatto ne’ fara’ alcun commento sulle dichiarazioni del Presidente Fini. Questo suggerimento tiene conto del tradizionale florilegio di frasi e di giudizi mai pronunciati che accompagna queste vicende e che rischiamo di trovarci stasera sulle agenzie di stampa e domani sui giornali”. E’ qanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi.