Paolo Cacciari, classe 1949 e tesserato Pci nel 1967, dà la casa al figlio e manda via l’affittuaria precaria: sfratto esecutivo. Per riavere la proprietà e metterci dentro il figlio Tommaso, leader dei disobbedienti veneziani, ha dato il benservito a una lavoratrice con contratto Cococo e mamma di due figlie secondo quanto scrive Giangiacomo Schiavi sul Corriere della Sera.
Nel ’70 quando dava volantini davanti i cancelli di Marghera per distinguersi dal fratello Massimo diceva «Io sono il Cacciari cattivo». Ha fatto una lunga carriera nel Partito comunista, consigliere comunale, assessore e vicesindaco (dal 1982 al 1985) del Comune di Venezia, e poi in Rifondazione comunista.
Ma il Corriere della Sera fa notare che Paolo Cacciari ha sfrattato la precaria per il figlio, il quale difende le occupazioni abusive dei centri sociali. “Nessuno nega la legittimità dell’atto, il sacrosanto diritto di Paolo Cacciari e del figlio contestatore di rientrare in possesso di quel che è loro: la proprietà non è un furto, perbacco. Ma questo dovrebbe valere per tutti, anche per i proprietari di quelle case occupate che invece della solidarietà della famiglia Cacciari, in passato, hanno avuto l’irrisione dei no global e le scritte di vernice sui muri. È curioso annotare, come fa il Corriere Veneto, la legge del contrappasso che colpisce due figure popolari nell’iconografia della sinistra in Laguna, i Cacciari, spesso in polemica aperta con il più famoso Massimo, fratello e zio (spesso costretto a prenderne le distanze)”.
