ROMA – Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, ha definito l’Ici sulla Chiesa una decisione ‘”saggia, ragionevole e determinata”, sottolineando che “è importante che l’introduzione dell’Imu non penalizzi il vero no profit che è un pilastro della coesione sociale”.
Il sottosegretario allo Sviluppo Gianfranco Polillo ha spiegato al segretario della Cei: “Pagherà l’Imu chi iscrive un utile a bilancio. Chi, insomma, lucra sull’attività che svolge – ed aggiunge – . Se la retta della scuola parificata serve a sostenere i costi di gestione, non si p considerare attività commerciale. Applichi il concetto a un ospedale: è lo stesso. O ad un’associazione, religiosa o meno, ai partiti, ai sindacati”.
”Le preoccupazioni” dei vescovi ”restano per l’incertezza legislativa”, ricordando che ”le scuole cattoliche sono paritarie e quindi svolgono un servizio pubblico”. E’ quanto afferma all’ANSA mons. Michele Pennisi, segretario della commissione Cei per l’Educazione. ”Se le scuole statali sono esentate dall’Ici o dall’Imu perche’ svolgono un servizio pubblico” lo devono essere ”anche le scuole cattoliche o di ispirazione cristiana che lo fanno non per fini di lucro e spesso per le fasce piu’ disagiate”.
Mons. Pennisi, vescovo di Piazza Armerina (Enna) e segretario della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’universita’, dopo la precisazione del sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo su quali strutture debbano pagare l’Imu ricorda che ”la legge del 2000 voluta da Berlinguer prevede che le scuole non statali abbiano gli stessi diritti degli alunni delle scuole statali perche’ svolgono un servizio pubblico”, ”non per fini di lucro, e quindi non sono dei diplomifici che regalano diplomi in cambio di quattrini, ma sono invece dei servizi educativi alle persone, soprattutto alle fasce piu’ deboli”.
”Teniamo presente – aggiunge il vescovo – che la maggior parte delle scuole cattoliche purtroppo sono solamente al Nord e sono soltanto scuole dell’infanzia, perche’ al Sud la maggior parte di queste scuole ha chiuso, e stanno chiudendo anche perche’, per esempio, la Regione Sicilia non sta dando il buono scuola facendo in pratica una discriminazione a cittadini che pagano tutti le tasse tra coloro che frequentano la scuola statale e coloro che frequentano la scuola pubblica di ispirazione cristiana”.
”Il problema – spiega il responsabile Cei – e’ quello di fare giustizia. Non solo la Chiesa non rivendica privilegi, ma chiede che l’Italia si adegui agli standard europei, perche’ in Europa c’e’ stata la scuola libera, in Italia purtroppo e’ soltanto di nome e non di fatto”.
I contributi ricevuti finora ”sono legittimi e doverosi, insufficienti per cui tante scuole hanno dovuto chiedere, non sono privilegi”. ”Io sono stato in Bosnia-Erzegovina – racconta mons. Pennisi -, Paese a maggioranza musulmana dove esistono una quindicina di scuole cattoliche che hanno gli insegnanti pagati dallo stato e hanno anche la bolletta energetica che viene pagata dallo stato. Non vedo perche’ si fa in Bosnia-Erzegovina e non in Italia”.
”Al governo Monti – conclude il vescovo – diciamo: noi non vogliamo privilegi ma giustizia, vogliamo che si realizzi una vera parita’ scolastica non discriminando gli alunni delle scuole non statali perche’ questi alunni sono come gli altri e non di serie B. Se qualcuno poi lucra o fa cose di carattere commerciale e’ giusto che paghi”.
