ROMA – Il Pd non ha i numeri per governare (almeno al Senato). Le opzioni sono due: o fa “larghe intese” (più con Grillo che col Pdl) oppure si rivota. E, se si rivota, il suo leader non dovrebbe essere più Bersani. Il primo nome che viene in mente è quello di Matteo Renzi. Ma c’è un altro problema: siamo in pieno “semestre bianco” (quello precedente all’elezione del Presidente della Repubblica) e Napolitano non può indire nuove elezioni.
Andiamo con ordine.
Numeri
Al Senato i numeri, quando mancano i seggi della circoscrizione estera, dicono: 119 per Bersani, 117 per Berlusconi, 54 per Grillo, 18 per Monti. La maggioranza è a quota 158. Per avere la maggioranza, a Bersani non serve nemmeno allearsi con Monti (119+18 fa 137, e i 6 voti della circoscrizione estera portano massimo fino a 123).  L’unica alleanza possibile è quindi con Grillo, ma Grillo ha detto più e più volte che non vuole allearsi con nessuno (concetto ribadito anche la sera elettorale)
Nuove elezioni?
Con il concetto di ingovernabilità , si fa largo l’ipotesi di tornare al voto. Ma se torna al voto, il Pd non può tornarci con Bersani candidato premier. Bersani queste elezioni doveva vincerle, e se non le ha vinte è come se avesse perso. Concetto ben espresso la mattina del 26 dall’ex “rottamatore” Civati: “Bersani deve dimettersi”. Il filosofo Cacciari è ancora più duro: “Sono delle teste di cazzo”. D’altronde, prima di lui si è dimesso Occhetto dopo la sconfitta del 1994,  si è dimesso Rutelli dopo la sconfitta del 2001, si è dimesso Veltroni dopo la sconfitta del 2008.
Ok, Bersani deve dimettersi. Ma al suo posto? Il nome che tutti fanno in segreto e che tutti hanno paura di pronunciare pubblicamente è uno solo: quello di Matteo Renzi.
Perché Renzi?
Con Renzi candidato, non si sarebbe candidato Monti. Che, comunque, qualche parlamentare a casa l’ha portato. Con Renzi candidato, avresti perso i voti di Vendola, ma avresti attirato i moderati. Soprattutto, con Renzi candidato, Berlusconi non si sarebbe candidato (o almeno così aveva detto). Con Renzi candidato, forse avresti avuto un oratore bravo a comunicare quasi quanto Grillo.
Semestre bianco
Tra il voto e il ri-voto c’è però un ostacolo: il semestre bianco. Negli ultimi sei mesi del mandato, come spiega l’articolo 88 della Costituzione, il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere, a meno che il semestre coincida in tutto o in parte con la fine naturale della legislatura. Quindi Napolitano non può scioglierle (il suo mandato scade a maggio). Ma può, un Parlamento così costituito, accordarsi per eleggere un nuovo presidente della Repubblica?
Berlusconi e le larghe intese
Berlusconi però ha detto: “Niente voto, non credo sia utile in questa situazione”. Secondo i classici “bene informati” (vedi Fabrizio D’Esposito sul Fatto Quotidiano), infatti, l’obiettivo di Berlusconi è quello di diventare presidente della Repubblica.