ROMA – La riunione della direzione del Partito Democratico sarebbe dovuta essere a porte chiuse. Sarebbe, perché se le porte dei social network sono rimaste ben aperte. Quasi tutti i componenti del partito hanno pubblicato su Twitter ciò che veniva detto durante le riunione, con tanto di hashtag #direzionePd dedicato. Tra chi “cinguettava” ogni 2 minuti e chi non attendeva nemmeno 30 secondi, il vero dibattito del Pd si è svolto online. Persino il giornale del Pd Europa partecipava tramite Twitter alla riunione della direzione.
Le parole di Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Walter Veltroni e Massimo D’Alema dovevano essere celate in un dibattito interno riservato, ma su Twitter e Facebook sono esplose le “dietrologie”. Anna Paola Concia, Marta Meo, Jean Leonard Touadi e altri esponenti sono stati abili commentatori e se l’ufficio stampa per l’occasione aveva cacciato i cronisti, contro cattiverie e malignità, la mancanza in riunione non si è sentita.
Antonella Scutiero scrive: “Mi sbaglio o nella direzione del Pd stanno dicendo le stesse cose di sempre?”. Anna Paola Concia inizia: “Bersani non ci dobbiamo ingabbiare in categorie contrapposte sociale e liberale. Io Paola sono sociale e liberale”. Poi dopo un altro tweet: “Ora parlano i/le big in sequenza arggggg”.
Sandro Gozi invece scrive: “sembra Ballarò: parlano Bersani, Letta, Bindi, Finocchiaro, D’Alema. Nulla:questi da soli non molleranno mai”. Claudio Velardi irrompe nella discussione del Pd e risponde alla Concia: “Paoletta ancora i/le chiamate big, consentite queste parate tardo sovietiche…alzatevi e andatevene tutti”.
Marta Meo tweetta: “Letta: il governo deve mettere in campo un messaggio caldo”. Non sono d’accordo, penso che il messaggio caldo spetti al Pd”. Jean Leonard Touadi invece “appoggia” Veltroni: “Sono molto d’accordo con la relazione di Veltroni…non vorrei che si pensasse che stiamo scrivendo il libro cuore”.
Insomma messaggi criptici per i non presenti e frecciatine tra gli esponenti del partito. E pensare che Bersani solo il giorno precedente aveva chiesto al Pd di non essere il partito “delle 100 voci“. Se l’intenzione della riunione era lavare i “panni sporchi” in casa, forse avrebbe dovuto specificare che oltre alle 100 voci, anche i 100 tweet non sarebbero stati graditi.