Non l’avevano proprio scritto sul calendario ufficiale del governo e del Parlamento ma in agenda l’avevano segnato di sicuro: mercoledì 11 novembre incontro a tre tra Berlusconi, Fini e Bossi per decidere finalmente chi del Pdl e della Lega sarà candidato e dove alle elezioni regionali di marzo 2010. A esser pignoli lo stesso appuntamento “informale” l’avevano messo in agenda anche mercoledì 4 novembre. Poi Berlusconi aveva “avuto impegni”, Bossi aveva fatto sapere che lui e la Lega dalla “richiesta” della candidatura in Veneto e Piemonte non si smuovevano, ci avevano anzi aggiunto anche la vice presidenza della Regione Lombardia. E allora Berlusconi aveva fatto sapere a sua volta: vedo prima Fini e poi ne parliamo.
Ne parleranno un’altra volta perché l’incontro di mercoledì 11 slitta, forse ad un altro mercoledì. Quando succede che i “vertici” slittano non è un dramma, ma vuol dire che le trattative che l’hanno preceduto non sono arrivate ad abbozzare un accordo in nome del quale stringersi la mano e comunicare che tutto è fatto, nomi compresi.
Il fatto è che i fatti non aiutano Pdl e Lega a decidere sui candidati. E’ tutt’altro che chiaro se D’Alema diventerà ministro degli esteri europeo. Se così fosse, il commissario europeo Tajani, Forza Italia, dovrebbe “slittare” in Italia, magari candidato per la Regione Lazio. E togliere così il posto a Renata Polverini, area An. Ma che succede a D’Alema non si sa. E, se i socialisti europei “lasciano” il ministro degli esteri continentale ai popolari europei, allora Berlusconi pensa a Frattini. Ancora una volta, Tajani “avanza”.
Fosse solo l’Europa e il Lazio, in Campania son dolori per il Pdl. Cosentino, area Forza Italia, è impresentabile e Fini non lo vuol presentare. Allora Caldoro, ex socialista, sempre Forza Italia, o uno che viene da An? E davvero Veneto e Piemonte alla Lega? E’ troppo, ma con Bossi non si scherza. Però Galan ha detto: «Nei prossimi cinque anni mi vedo ancora qua». Qua, cioè dove sta, in Veneto. Quante “divisioni” ha Galan?
Poi, non bastasse ancora, c’è Casini. Si sono visti lui e Berlusconi. E Casini ha detto che l’Udc va alle Regionali da sola, salvo “eccezioni”. Casini è abile: un’eccezione a favore del Pd la può fare in Puglia. Se gli gira male contro Berlusconi e se il Pd cambia cavallo, non la Bresso ma Chiamparino, la può fare anche in Piemonte. Difficile la faccia nel Lazio, Casini non si aggrega a cause praticamente perse come quella nel Lazio per il centro sinistra. Ma una qualche “eccezione” Casini potrebbe farla anche a favore del Pdl. In quel caso però vuol dire anche lui una parolina sul nome del candidato. Insomma, la “quadra” non c’è, meglio rimandare. Un po’ per amore e un po’ per forza.