Se il primo obiettivo è fare cadere il governo Berlusconi, il Pd ci proverà con la mozione di sfiducia al sottosegretario Giacomo Caliendo. Questa sarebbe l’occasione per un nuovo ”strappo” tra i finiani e l’esecutivo.
Se i big del partito guidato da Pier Luigi Bersani, riuniti nel cosiddetto “caminetto” non credono che il premier abbia più i numeri per andare avanti con la legislatura, l’idea di spingere sulla mozione di sfiducia a è nata quando il capogruppo Dario Franceschini ha raccontato l’esito della conferenza dei capigruppo tenuta poco prima a Montecitorio.
In quell’occasione Franceschini ha sottolineato che se l’assemblea di Montecitorio tornerà a riunirsi la prossima settimana per convertire i due decreti del governo, su Tirrenia e sull’energia, il Pd chiederà che venga calendarizzata anche la mozione di sfiducia a Caliendo, e questo in base al regolamento della Camera, che garantisce alle opposizioni il 20% dello spazio del calendario.
Franceschini ha raccontato che dopo l’assenso del presidente Fini alla sua richiesta, gli esponenti di Pdl e Lega ”sono letteralmente impazziti”, adducendo ogni scusa per impedirla. Anche Enrico Letta, al termine della riunione, quando ha sintetizzato con i cronisti le decisioni prese, ha insistito su questo punto: ”La prossima settimana la crisi deve approdare in Parlamento e noi chiediamo che la mozione di sfiducia a Caliendo faccia parte dell’agenda parlamentare”. Il governo, pur di evitare il rischio di inciampare sulla mozione Caliendo, potrebbe anche rinunciare a convertire i due decreti.