MILANO – Aveva già rimesso tutte le cariche istituzionali, adesso Filippo Penati ha annunciato la sua autosospensione dal Partito Democratico. La sua situazione processuale era diventata insostenibile presso il suo elettorato. La diffusione degli atti del procedimento che lo riguarda ha dato il colpo di grazia alla carriera politica dell’ex braccio destro di Bersani. Dirigente di altissimo peso nel partito in Lombardia, la sua ascesa da politico di primo piano era cominciata come sindaco di Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado rossa. Ma la descrizione fornita dai pm di Penati quale “delinquente matricolato” ha messo una pietro tombale sulla sua volontà di riabilitarsi. Il suo caso, in realtà, si stava arenando nelle secche della prescrizione. Le tangenti che avrebbe raccolto sono troppo vecchie perché Penati vada in galera, ma la qualifica di corrotto gli si è appiccicata addosso in modo indelebile.
”Ribadisco – ha affermato stamani Penati in una nota – la mia estraneità ai fatti che mi vengono contestati. Visti però gli sviluppi della vicenda che mi vede coinvolto intendo scindere nettamente la mia vicenda personale dalle questioni politiche per potermi difendere a tutto campo. Per queste ragioni ho deciso di autosospendermi dal Pd e di uscire dal gruppo consiliare regionale. Questo per non creare problemi e imbarazzi al Partito democratico”. ”Il mio impegno, come ho detto dall’inizio della vicenda, – conclude – resta quello di ristabilire la mia onorabilita’ e ridare serenita’ alla mia famiglia”.