Un'”ondata” di matrice giudiziaria sembra investire l’Italia del post elezioni. I pm tornano “all’attacco” a Milano e a Trani, in un immaginario trait d’union, a suon di carte e rinvii a giudizio, coinvolgendo personaggi di rilievo istituzionale, ma anche imponenti colossi del credito nei diversi provvedimenti presi negli ultimi giorni.
Prima tra tutte, non nuova ormai per i pm lombardi, è la decisione di portare a processo Silvio Berlusconi. Pur destinato a essere sospeso dalla nuova legge sul “legittimo impedimento”, un nuovo processo a Berlusconi inizierà , infatti, a giugno: i Pm di Milano hanno chiesto il rinvio a giudizio del premier per frode fiscale e appropriazione indebita nell’ambito dell’inchiesta Mediatrade-Rti su presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi per creare fondi neri.
L’accusa è stata formalizzata dal Pm milanese Fabio De Pasquale, che ha inviato al procuratore aggiunto Bruti Liberati la richiesta di rinvio a giudizio per il presidente del Consiglio e i suoi coimputati. Tra questi, risultano coinvolti nell’inchiesta, per frode fiscale, anche il vicepresidente Mediaset e presidente Rti, Pier Silvio Berlusconi, figlio del premier e il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, insieme ad altre 9 persone.
Per il premier l’accusa è di frode fiscale, contestata fino al novembre del 2009, per 8 milioni di euro evasi e di appropriazione indebita, che sarebbe stata consumata tra Milano e Dublino dall’8 febbraio 2003 al 30 novembre 2005, per 34 milioni di euro. I reati non sono ancora caduti in prescrizione ma Berlusconi potrà avvalersi del legittimo impedimento.
Un’accusa, quella dei Pm, alla quale i legali di Mediaset obiettano che “i diritti cinematografici oggetto dell’inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato” e che “tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei dei criteri di trasparenza e delle norme di legge”.
Diversi i procedimenti aperti per il premier: nell’ambito del processo sui diritti tv Mediaset fino al 2002, Berlusconi è atteso in tribunale per l’udienza di lunedì, alla quale non parteciperà perché sarà in trasferta in America. C’è poi una seconda parte del processo, ancora riguardante i diritti tv, che implica il premier per gli anni che vanno dal 2002 al 2005. Quindi un terzo processo in cui è coinvolto il presidente del Consiglio, quello relativo all’avvocato inglese David Mills.
L’attacco questa volta non proviene però solo dai pubblici ministeri di Milano. Nell'”ondata” giudiziaria sono protagonisti anche i pm della piccola procura di Trani. Sulla scia dell’indagine aperta proprio dalla Procura di Trani dopo le denunce di tassi usurai applicati sulle cosiddette carte “revolving”, o di debito, della Amex, Bankitalia ha dichiarato, infatti, il suo stop ad American Express e a Diners. Due giganti del credito messi al bando.
La vigilanza della Banca d’Italia ha stabilito che le due società non potranno più emettere carte di credito nel nostro Paese (il rilascio di nuove Diners è congelato già dal 18 settembre dello scorso anno, quello delle Amex lo sarà dal 12 aprile). La motivazione è chiara: ne va del “rispetto di norme di legge di carattere imperativo – scrive Bankitalia in una nota a firma del suo direttore generale Fabrizio Saccomanni e consegnata ad Amex – e dell’integrità del sistema finanziario da possibili coinvolgimenti in attività illecite”.
Intanto, nel documento consegnato alla procura di Trani, la Banca d’Italia lamenta irregolarità e carenze rispetto alla normativa di contrasto al riciclaggio e a quella contro l’usura. L’Adusbef, associazione di tutela dei consumatori, annuncia la futura costituzione di parte civile nel processo di Trani.
Questa indagine, nata in Puglia, porterà molte altre compagnie a scontare la stessa pena. Varrà per tutti quegli istituti e finanziarie che hanno emesso nel nostro Paese carte di credito cosiddette di “debito”, ovvero con rimborso rateale, la cui “prassi” sembra quella di superare di gran lunga il tasso di interesse del 28,98%, la soglia individuata dalla legge oltre la quale il recupero del credito diventa “strozzinaggio”.
I pm vanno avanti, elezioni alle spalle. Dal nord al sud del nostro Paese la giustizia incalza.