ROMA-Appesi al pollice di Bossi: l’equivoco รจ comico, anzi a suo modo tragico. Autoridottisi a scrutatori di gesti, indovini della “sibilla padana”, i giornalisti raccolti nella solita formazione “lavavetri a testuggine” hanno implorato da Bossi un segno, un segno sul governo che fosse fatto davanti alla porta del governo. Dai questuanti e tossicodipendenti della “dichiarazione” รจ partita la gridata, audace domanda: “Che ne sarร del governo?”. Lanciata nell’aria l’ardimentosa frase, come fosse possibile e plausibile in qualunque parte del mondo reale che a una domanda del genere si possa rispondere con una “battuta” per strada. Chi l’ha lanciata pensa che sia possibile ottenere risposta e amen per il giornalismo politico. Giustamente e sanamente infastidito per tanta sconfortante approssimazione, Bossi ha fatto il gesto del pollice verso. Pollice verso per tanto assedio al buon senso, pollice verso per chi attentava all’intelligenza delle cose se non degli uomini.
Ma non รจ bastato: immediatamente il “flash” รจ partito: “Pollice verso di Bossi sul governo”. Quindi crisi di governo, elezioni, sfacelo e tutto raccontato e racchiuso in un gesto. Qualcuno per fortuna ha avuto uno scrupolo, ha provato a domandare: ma davvero? C’รจ voluto un comunicato ufficiale della Lega per dire che non era vera, che il pollice verso era per la domanda e il modo di porla e non certo per il governo. Un equivoco? Magari, piuttosto la prova provata che non solo la politica ma anche i suoi narratori ufficiali sono in stato confusionale.
