TORINO – A Torino il Pd ha vita facile tra primarie e prossime elezioni per la carica di sindaco. Vita facile che però potrebbe complicarsi per mano di un nome, quello di Davide Gariglio. Prima di sapere perchè potrebbe complicare la vita al Pd, un po’ d’ordine.
La stella politica di Giorgio Airaudo, vincitore morale della disfida di Mirafiori, si è spenta. Il leader Fiom, a lungo corteggiato da Sel e dalla Federazione della sinistra, ha scelto di non abbandonare il sindacato, per quanto avesse voglia di candidarsi alle primarie. Airaudo era forse l’unico in grado di competere con Piero Fassino, come testimonia l’evidente apprensione con cui l’intero partito ha seguito il mese scorso ogni mossa del responsabile nazionale del settore auto della Fiom, almeno fino a quando non ha ufficialmente rinunciato.
Via libera a Piero Fassino, dunque? Forse, ma non del tutto, perchè nel Pd non c’è mai nulla di scontato e l’insidia è dietro l’angolo, vedi Milano. Il secondo candidato del partito ha infatti preso sul serio le primarie e ci sta dando dentro con la campagna elettorale, creando talvolta qualche imbarazzo. Eccolo quindi Davide Gariglio, 44 anni.
Come spiega Il Fatto Quotidiano, la sua storia politica è ben diversa da quella “fassiniana”. Già amministratore delegato di Gtt (l’azienda torinese trasporti), Gariglio, ex Margherita, è stato presidente del Consiglio regionale dell’era Bresso. Gariglio, che ha cercato il sostegno del sindaco di Firenze Matteo Renzi, si sta muovendo con il piglio del rottamatore, in questo agevolato dal suo avversario che, senza nulla togliere alla sua storia politica, non sembra esattamente il ritratto della freschezza.
L’ex presidente del Consiglio regionale è infatti il tipico esempio della generazione dei quarantenni, nati e cresciuti all’ombra delle amministrazioni
di centrosinistra che dal 1993 governano Torino, e che oggi chiede spazio. L’ex segretario Ds è visto invece come un “tutore” imposto da Roma e la campagna elettorale punta dritto sul ricambio generazionale. In un’intervista al popolare tabloid CronacaQui, Gariglio ha sparato nel mucchio attaccando, tra lo stupore generale, il responsabile economia del partito Stefano Fassina (“un colonnello bolscevico messo lì a gestire la baracca”) e l’assessore all’integrazione della giunta Chiamparino Ilda Curti (“una signora non più giovane che non si è mai presentata alle elezioni”) attirandosi ire un po’ da ogni parte.
Gariglio otterrà un buon risultato, è conosciuto, una fetta minoritaria ma non indifferente del partito sta dalla sua parte, ma per quanto lui stesso si dia il 50% di possibilità di vittoria è assai improbabile che riesca a battere Fassino. L’ex ministro ha infatti dalla sua il sostegno del sindaco uscente, sondaggi che lo darebbero vincitore al primo turno con una percentuale intorno al 55 per cento e, soprattutto, la “pesante” prima fila vista al Lingotto il giorno della presentazione della sua candidatura: il presidente del Gruppo Espresso Carlo De Benedetti, l’ex numero uno di Intesa-Sanpaolo Enrico Salza, l’ex ad Fiat Paolo Canterella e Angelo Benessia. Basterà stavolta al Pd?