ROMA – Nuova svolta sulla Giustizia di Berlusconi: il Pdl si appresta a presentare alla Camera una rivisitazione del processo breve. Il testo, su cui si sono dati battaglia al Senato maggioranza e opposizione, da “hard” si fa “soft”. Da legge “diktat” si fa semplice “suggerimento” per i giudici. Nella norma aspramente criticata dallo stesso Giorgio Napolitano, infatti, si prevedeva di annullare tutti i processi che avessero superato la durata massima stabilita: tre anni in primo grado, due in appello, uno e mezzo in Cassazione. Una norma che, se fosse entrata in vigore, avrebbe di fatto cassato anche due dei quattro processi a carico di Berlusconi: Mills e Mediaset.
Il testo che, invece, è stato messo a punto da Alfano, Ghedini, Longo, Paniz e Costa è più che altro un testo di “suggerimento”, molto più soft e che, almeno nelle sue anticipazioni, non potrà essere bollato come “legge ad personam”. Nella nuova norma restano fissati i tre termini temporali in cui un processo dovrebbe concludersi: tre anni in primo grado, due in appello e uno e mezzo in Cassazione. Ma se questi termini non vengono rispettati non si prevede più l’annullamento del processo. Si pensa piuttosto alla possibilità di segnalare il giudice “lumaca” al Csm e al limite a un’azione disciplinare nei suoi confronti. Ma niente più di questo. Si passa quindi, come scrive Liana Milella su ‘La Repubblica’, da un processo breve “ultimativo” a uno “indicativo”: da diktat che era, il testo diventa più che altro un “consiglio”, una suggerimento rivolto ai giudici.
È questa la svolta maturata lunedì alla Camera e che ha fatto slittare la presentazione degli emendamenti da parte del Pdl a martedì. Per ora il Pdl, con Paniz, ha presentato solo un emendamento per abolire la norma transitoria al disegno di legge. Ovvero quella che avrebbe applicato le nuove norme anche ai processi in corso coperti dall’indulto del 2006 e che sembrava una norma pro-Berlusconi.