ROMA – Raggi smentita, non decise lei la nomina. Marra al fratello: “Fai domanda per il posto”. Perché la sindaca di Roma Virginia Raggi è indagata dalla Procura di Roma? La vicenda, è noto, riguarda le sue nomine, in particolare la promozione a responsabile del settore Turismo di Renato Marra, fratello del potente e controverso capo del personale Raffaele.
“Sono stata io a scegliere Marra, ho fatto tutto da sola”, aveva dichiarato la sindaca al responsabile Anticorruzione del Campidoglio: per i magistrati questa dichiarazione rappresenterebbe un falso, perché dalle telefonate di Raffaele Marra si evince tutt’altro, per questo è formalmente indagata.
“Si è liberato un posto al Turismo, fai domanda”. Il contenuto di una conversazione tra i due fratelli – ne dà conto Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera – la incrimina perché smentisce la versione della sindaca sulla sua presunta autonomia nella nomina.
«Si è liberato il posto di responsabile del Turismo, fai la domanda». Così, nell’ottobre scorso, il capo del Personale del Campidoglio Raffaele Marra incitava il fratello Renato — vicecapo della polizia municipale — ad approfittare dell’occasione. È una lunga conversazione avvenuta via Whatsapp a svelare i contatti fra i due sulla nomina che sarebbe arrivata il 9 novembre successivo. E soprattutto a smentire la versione che Virginia Raggi ha poi fornito alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio. (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera)
Per la Procura Raggi occultava gli abusi di Marra. Insomma, dalla ricostruzione investigativa, risulterebbe che è stato proprio Marra a istruire la pratica della nomina. Raggi, che invece dichiarava in pubblico – nel frattempo è scoppiato il caso nomine – di aver fatto tutto da sola, in privato chiamava Marra (è agli atti) per chieder conto dell’aumento dello stipendio del fratello: “Mi dovevi dire dell’aumento di 20mila euro, così mi metti in imbarazzo”.
Per i magistrati è la prova che la sindaca stava invece occultando gli abusi compiuti da Marra con il quale, prosegue la Procura, “ha procurato intenzionalmente a Renato Marra un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito sia dalla nomina illegittima, sia dall’attribuzione di una fascia retributiva superiore a quella già posseduta”.