
Il premier Draghi con la ministra Cartabia (Ansa)
Riforma Csm approvata in Consiglio dei Ministri. Addio “porte girevoli”. Se eletti non si torna giudici. Il Cdm ha approvato la bozza di riforma della giustizia che prevede che “i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale”.
Aggiornamento delle 15.25
Il premier Draghi, nella conferenza stampa che ha seguito l’approvazione ha parlato di una riforma “che sarà in vigore prima dell’elezione del prossimo Csm”. Draghi ha spiegato: “E’ stata una discussione ricchissima e molto condivisa, anche grazie alle interazioni della ministra Cartabia con le forze politiche. Questa discussione ha portato alla condivisione dell‘impianto del provvedimento, alla delimitazione delle aree dove permangono differenti vedute e all’impegno con capigruppo per dare priorità in Parlamento alla riforma in tempo utile per elezione prossimo Consiglio superiore magistratura”.
Ma proprio poichè tutti i partiti hanno condiviso il testo, in Parlamento non ci saranno “tentativi di imporre la fiducia. È un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura”.
Riforma Csm approvata in Cdm: addio “porte girevoli”
La bozza approvata prevede il divieto, per i magistrati, di svolgere anche in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici anche se in un territorio diverso. Il Consiglio dei ministri guidato dal premier Draghi introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi. Anche qui il divieto vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli.
La norma era stata annunciata dalla ministra Cartabia nei mesi scorsi quando si era aperto un dibattito sul caso di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e contemporaneamente giudice a Campobasso.
I partiti avevano chiesto più tempo e Forza Italia, in particolare, aveva sollevato dubbi sulla riforma dell’organo di autocontrollo della magistratura. Il consiglio dei ministri ha dato poi il via libera all’unanimità al pacchetto di ritocchi messo a punto dalla ministra Marta Cartabia. Assente la ministra di Italia Viva Elena Bonetti impegnata a Expo Dubai.
In conferenza stampa la ministra Cartabia ha parlato di riforma “dovuta ai tantissimi magistrati che lavorano silenziosamente ogni giorno e lo dobbiamo ai cittadini, che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della magistratura”. Per la Cartabia norme “più adeguate e rigorose” possono sostenere la magistratura nel percorso di recupero di credibilità.
Cosa prevede la riforma
Dopo la carriera politica, i magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso il ministero di appartenenza. I magistrati amministrativi e contabili vengono collocati fuori ruolo presso la presidenza del Consiglio dei ministri, l’Avvocatura dello Stato. Resta la possibilità di assumere altri incarichi fuori ruolo presso altre amministrazioni e di assumere funzioni non giurisdizionali presso le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e l’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione.
La reazione dei partiti
Dopo l’approvazione, i partiti hanno rivendicato il merito della riforma. Per M5s si è tornati a quanto previsto dalla Riforma Bonafede. Per la senatrice della Lega Giulia Bongiorno, responsabile del Dipartimento Giustizia, “quanto approvato dal Consiglio dei Ministri di oggi in materia di riforma della Giustizia è solo un punto di partenza. Il testo dovrà essere migliorato in Parlamento, così come assicurato dal premier Mario Draghi, ma un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum”.