ROMA – Alla fine prevarrà il senso di responsabilità e non ci sarà nessun Vietnam in Senato al momento di discutere le riforme. Ne è convinto Luigi Zanda che in un’intervista al Sole 24 Ore spiega:
“Il Senato un Vietnam? Che il Senato italiano sia in una condizione di difficoltà assoluta è cosa nota. Il Porcellum era pessimo per le liste bloccate, ma era ancor più orrendo per il doppio sistema tra Camera e Senato. Noi abbiamo passato due anni difficilissimi con il secondo governo Prodi, e questi non sono da meno. Alla fine prevarrà la responsabilità”.
“La mia parola d’ordine è continuità del governo e della legislatura. Nessuno dei senatori democratici può pensare che al Paese serva una crisi di governo al buio o una fine anticipata della legislatura”, dice Zanda. Per il senatore “è molto importante che da parte del governo si siano manifestate aperture a miglioramenti della riforma costituzionale, ma non ci sono ancora elementi per dire se è possibile superare la prassi di 60 anni secondo cui si può intervenire solo sulle parti modificate dalla Camera. Su questa possibilità si può esprimere la Giunta per il Regolamento. Altro capitolo è la formula di elezione indiretta dei nuovi senatori per cui servirà una legge di attuazione tutta da scrivere”.
Sulla possibilità di nuovi ‘apporti’ che potrebbero compensare i dissidenti del Pd, “dall’inizio della legislatura la composizione dei gruppi in Senato ha subito molti cambiamenti”, osserva. “Io non ho mai chiesto a un senatore di entrare nel Pd o di cambiare campo, ma credo che dopo le regionali il quadro possa subire altre modifiche”.