ROMA – Il presidente Giorgio Napolitano ha fermato il rimpasto e le manovre del premier Silvio Berlusconi: nessun trasloco di Giancarlo Galan ai Beni culturali e nessuna nomina di Saverio Romano che era pronto a giurare nelle mani del Capo dello Stato: dovranno aspettare.
Berlusconi è salito, come annunciato, al Quirinale, ma è tornato a mani vuote: nessun nuovo ministro, sembra che il Quirinale abbia avanzato qualche perplessità proprio su Romano (Galan è già ministro, non c’è alcun problema). I titoli questa volta non c’entrano niente perché, secondo voci di palazzo riferite da Repubblica e dalla Stampa a Napolitano non piacerebbero le accuse, recentemente archiviate, di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione del deputato del Pid-responsabili.
Inoltre il premier avrebbe cambiato idea: anziché procedere per gradi, il rimpasto si avrà in un’unica soluzione per quanto riguarda tutti i posti vacanti (mentre i sottosegretari aggiuntivi dovranno essere nominati successivamente dopo il varo del disegno di legge che consentirà di alzare il tetto del numero degli esponenti del governo).
Adesso che sono state “congelate” le promozioni, soprattutto quella di Romano rischia di scatenare l’ira dei cinque deputati del gruppo dei Responsabili che fanno capo allo stesso leader del Pid che, non vota con la maggioranza rischiando di mandare sotto il governo.
”Il presidente del Consiglio mi ha prospettato problemi ed esigenze di rafforzamento della compagine governativa”, ha spiegato il capo dello Stato. Poi però il premier avrebbe sottoposto a Napolitano, oltre ai nomi dei ministri Berlusconi  l’esigenza di mettere mano, aumentandolo, al numero dei sottosegretari. Intervento che, come sa bene Berlusconi, comporterebbe la modifica della legge Bassanini attraverso un disegno di legge, visto che il Colle ha da tempo fatto sapere che un decreto legge su questa materia non sarebbe opportuno, in quanto non si ravvisano i requisiti di necessità e urgenza.
Intanto per molti, spiega il quotidiano Libero, Berlusconi sarebbe molto irritato con Napolitano perché “vuole decidere tutto lui” e il capo dello Stato avrebbe rallentato solo i suoi piani.
Qualcuno, soprattutto fra i Responsabili sospetta che Berlusconi, con la scusa del Colle, abbia volutamente agito per rinviare tutto. E le parole del premier all’Ufficio di presidenza (”procederemo in un’unica tranche”) confermerebbero questi sospetti visto che proprio fra i Responsabili non tira proprio un’aria tranquilla. Luciano Sardelli aveva mandato una lettera al premier per sollecitare ”una soluzione complessiva che risponda alle aspirazioni di tutte le componenti”. Dando voce a quanti ritengono ingiusto che Romano sia il primo (e per il momento l’unico) ad ‘incassare’ qualcosa per il sostegno al governo.
I deputati legati a Romano sono rimasti fuori dall’Aula di Montecitorio e se non fosse stato per il radicale Marco Beltrandi la maggioranza sarebbe andata sotto sul delicatissimo tema dell’election day.