Tentare di andare avanti, cercando di rispondere in qualche modo a quello che continua a definire un ‘mare di fango’ figlio di un ‘complotto’ ai suoi danni; ma se ciò non fosse possibile non vi sarebbero alternative se non il voto anticipato, nella speranza che le urne si trasformino in un ‘lavacro’ dove ripulire un’immagine che rischia di essere definitivamente compromessa, soprattutto all’estero. Per Silvio Berlusconi, mai come ora, di fronte alla ‘tempesta Ruby’ non vede altre ipotesi: nessun passo indietro, piuttosto meglio il voto. La lega tace imbarazzata e preoccupata per il futuro della riforma federale, mentre dal Colle Giorgio Napolitano segue con attenzione la vicenda ma senza interferire.
Chi ha parlato con Berlusconi in queste difficilissime ore spiega che il premier chiude la porta a qualsiasi scenario diverso, a cominciare da quella che qualcuno (persino fra i suoi consiglieri), gli ha prospettato: fare un passo indietro, lasciare ad altri (i nomi circolati sono quelli di Gianni Letta e Angelino Alfano), per defilarsi pur mantenendo tutta la sua influenza su partito e governo. Lui però non ci pensa proprio. Ma il futuro di palazzo Chigi non dipende unicamente dalla sua volontà . Il caso ‘Ruby’ potrebbe trasformarsi in uno tsunami politico tale da obbligarlo alle dimissioni e senza urne anticipate. Decisivi, anche a detta dei piani alti di via dell’Umiltà , saranno non solo il Carroccio (rimasto eloquentemente silente), ma anche la Chiesa.
”Se il Vaticano o Bossi dovessero mollarci, sarebbe finita”, confida uno dei fedelissimi del premier. Al momento, però, il Cavaliere sembra determinato a non mollare. O almeno così ripete a tutti. Lo dimostra anche plasticamente, andando alla cena con alcuni imprenditori a villa Gernetto. Ci pensa Fabrizio Cicchitto a confermare la linea: ”Valuteremo se ci sono le condizioni di sviluppare l’attività del governo come noi auspichiamo o se dovrà esserci un ricorso al corpo elettorale per difendere la libertà di tutti”, è il monito del presidente del deputati Pdl. Che non manca di sottolineare come l’asse con la Lega sia saldo, nè di rimarcare come l’operazione dei pm milanesi sia un ”blitz militare”. A suo dire, inoltre, il ‘caso Ruby’ non avrà contraccolpi sull’operazione allargamento dello maggioranza: ”Entro mercoledì si formerà il gruppo di responsabili”.
Stessa linea sostenuta dal portavoce del premier, Paolo Bonaiuti: ”E’ vero che in questa tempesta mediatica il governo continua a lavorare e anche bene, come sta facendo sul federalismo”. Ma è un ottimismo che nel Pdl contagia pochi. Fra diversi deputati e senatori, infatti, prevale lo sgomento e la preoccupazione per quanto trapelato dagli atti dell’inchiesta arrivati a Montecitorio. I fedelissimi del Cavaliere, a cominciare dai legali, tentano di gettare acqua sul fuoco: non c’è nessuna evidenza di reato, ripetono allo stesso Berlusconi. Ma resta un problema di immagine che neanche l’eventuale rivelazione della compagna del premier può compensare. Tanto che molti si chiedono come si possa andare ora alle urne. Ne è consapevole anche Pier Ferdinando Casini che, parlando a nome del Terzo Polo, osserva: ”Se la maggioranza vuole confessare il suo fallimento e andare al voto, noi siamo pronti”, ammonisce il leader centrista.
Ai tanti guai del Cavaliere se ne aggiunge un altro: se decidesse di andare al voto, dovrebbe anche trovare il modo di ottenere le urne. Impresa non scontata, visto che la Lega non intende rinunciare a quello che considera un vessillo da sventolare in caso di urne: ovvero il federalismo. Lo spettro del Pdl è proprio questo: una maggioranza alternativa pronta a sostenere un premier diverso dal Cavaliere. Non a caso proprio Casini ha sottolineato che il Terzo Polo sarebbe pronto a sostenere un governo ”senza Berlusconi”. Si capisce così quanto stretta sia la via per il Cavaliere. Il Quirinale, al momento, non prende posizione, dal Colle si limitano a far sapere che il capo dello Stato Giorgio Napolitano segue gli sviluppi, ma non intende pronunciarsi in merito ad una vicenda di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria. Intanto l’opposizione parte all’attacco: ”O Berlusconi è in grado di dimostrare che sono infondate le accuse oppure liberi il campo”, attacca Rosy Bindi. Ancora più esplicito Nichi Vendola che gli chiede un ”atto di decenza come le dimissioni”.