ROMA – Se qualcuno della maggioranza, per conto di Silvio Berlusconi, volesse sollevare conflitto di attribuzione alla Camera contro il Tribunale di Milano sul caso Ruby, dovrebbe passare per forza per le ‘forche caudine’ dell’ufficio di presidenza.
La procedura a Montecitorio sul punto è delineata da un mix di regolamento e prassi: qualche deputato, per conto del premier, dovrebbe scrivere una lettera al presidente della Camera per chiedere di sollevare il conflitto davanti alla Corte Costituzionale. Il presidente, a quel punto, dovrà sottoporre subito tale richiesta all’esame dell’Ufficio di Presidenza.
Quest’ultimo potrà decidere per il sì o per il no. In caso di giudizio favorevole potrà chiedere un parere alla Giunta per le Autorizzazioni. Ma questo non sarà in alcun modo vincolante. Una volta ottenuto tale parere, la questione dovrà tornare nelle mani dell’ufficio di presidenza che potrà anche decidere in modo opposto alla Giunta.
Se l’organismo presieduto da Gianfranco Fini dovesse concordare sulla necessità di sollevare conflitto di attribuzione, toccherà – e solo allora – all’Aula votare. E a quel punto comincera’ l’iter per ‘appellarsi’ alla Corte Costituzionale. In ufficio di presidenza, però, la maggioranza non sembra avere i numeri nonostante si appresti ad entrarvi Antonio Razzi in rappresentanza del nuovo gruppo che sostiene la maggioranza, quello dei ‘Responsabili’.
Sui 19 membri dell’Ufficio di presidenza, infatti, la maggioranza può contare solo su 8 voti a fronte dei 10 dell’opposizione. Al momento, tra l’altro, non è nemmeno stato messo in calendario il voto sul nuovo ingresso.
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