ROMA – Con Silvio Berlusconi in grande difficoltà, il Pdl pensa a far ripartire il processo breve. Il disegno di legge, arenato a Montecitorio, che fissa un tetto massimo di durata dei dibattimenti in complessivi sei anni, superati i quali il processo è cancellato, e vale anche per quelli in corso. Una norma che, se passasse, chiuderebbe di fatto i processi Mills e Mediaset, in cui è indagato il premier. Secondo quanto scrive Liana Milella sulla Repubblica, oggi martedì 1 febbraio, in commissione Giustizia a Montecitorio, il Pdl chiederà ufficialmente di riavviare il cammino del processo breve.
Il processo breve era stato approvato al Senato il 20 gennaio ma poi si era bloccato alla Camera per l’opposizione dei finiani dentro il Parlamento e dei giuristi fuori. Ora il partito di maggioranza pensa di rimetterci mano per “alleggerire” il premier dai suoi processi, almeno quelli che si possono cancellare.
Scrive Liana Milella sulla Repubblia: “Proprio questo ddl può essere utilizzato come legge-madre, come contenitore per ulteriori norme favorevoli al Cavaliere, ad esempio una limatura dei tempi di prescrizione per chi risulta incensurato (è il caso del premier). Ma soprattutto, se venisse conservata l’attuale norma transitoria, il processo breve farebbe il funerale di almeno due dei tre processi di Berlusconi a Milano. Chiusi Mills e Mediaset, resterebbe in piedi solo Mediatrade. L’effetto permarrebbe anche se venisse edulcorata l’attuale norma transitoria, con l’escamotage che il ddl “si applica solo ai processi indultabili”, cioè per reati commessi fino al maggio 2006. E guarda caso ci rientrano giusto quelli del capo del governo“.
Ma quella di far ripartire l’iter del processo breve alla Camera non è l’unica mossa che tiene in serbo il Pdl. I fedelissimi di Berlusconi, infatti, stanno pensando di far partire al Senato la discussione di un disegno di legge sul processo penale. Come scrive la Milella, nel testo ci sarebbero due assi fondamentali: “l’obbligo per i giudici di accettare obtorto collo la lista dei testi chiesta dai difensori e il divieto di usare le sentenze passate in giudicato nei dibattimenti (vedi caso Mills per la condanna a quattro anni dell’avvocato londinese già coimputato di Berlusconi)“.