Lo scontro con il ministro Tremonti, che ha bloccato il piano di rientro della sanità pugliese, ha agitato il governatore Vendola. Il piano aveva ricevuto l’ok dal ministero della Salute, salvo poi avere un brusco stop dal ministro dell’Economia: “Il governo non può tollerare che la Puglia diventi la nuova Grecia”, ha detto Tremonti qualche giorno fa. Dopo questo “no” il presidente della Regione Vendola ha informato con una lettera il presidente della Repubblica Napolitano, il presidente del Consiglio Berlusconi e il presidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni Errani.
L’intento è di ottenere dal Consiglio dei Ministri di mercoledì prossimo un decreto che consenta di riaprire i termini della presentazione del piano di rientro: il varo del piano è infatti un adempimento indispensabile per far giungere nelle casse della Puglia i circa 500 milioni di euro bloccati a Roma, quale sanzione inflitta per la violazione del Patto di stabilità.
Il Piano pugliese di rientro dal deficit sanitario è stato bloccato il 29 luglio scorso dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, mentre Vendola era col ministro della Salute, Ferruccio Fazio, per la sua approvazione, dopo che il piano stesso era stato ‘validato’ tecnicamente dagli uffici del ministero della Salute. Tremonti in quella circostanza, parlando con Vendola, aveva espresso l’esigenza di un suo ulteriore approfondimento dei dati tecnici contenuti nel piano.
Il nodo stava, a quanto rese noto la Regione Puglia, nello stop alle ‘internalizzazioni’ chiesto dal governo: il passaggio alle dirette dipendenze delle Asl – previsto da due leggi regionali impugnate dal Governo dinanzi alla Corte costituzionale – di alcune migliaia di addetti, oggi dipendenti di società e cooperative che offrono servizi alla sanità pugliese. Al blocco son seguite giornate di feroci scambi di battute tra Vendola e Tremonti, ma anche con Raffaele Fitto, ministro degli affari regionali, e Rocco Palese, capogruppo regionale Pdl, tirati in ballo dal presidente della Regione Puglia come “traditori della patria” in quanto – a suo giudizio – ispiratori dell’iniziativa di Tremonti.
Il 30 luglio Tremonti, in conferenza stampa, dice di aver bloccato il piano pugliese di rientro perché il governo non intende tollerare che “la Puglia diventi una nuova Grecia”. Vendola replica parlando di “sabotaggio politico, economico e sociale nei confronti della Puglia”. Di nuovo oggi il presidente della Regione Puglia è tornato sulla questione parlando di “attacco proditorio” e sottolineando che, “con i conti in equilibrio economico-finanziario certificati dal ministero dell’economia e con un piano di rientro che non aumentava le tasse”, l’atto “gravissimo” di Tremonti è stato determinato dalla sola volontà di giungere al commissariamento della sanità pugliese.
“Posso dire – ha aggiunto – che erano le nostre virtù a preoccupare i nostri avversari e non i nostri vizi”. Pronta la risposta di Fitto: “Per il presidente Vendola il confine tra vizi e virtù dev’essere molto labile” ha detto il ministro, elencando tra le “virtù” di Vendola “l’aver sforato il Patto di Stabilità interno tre anni su quattro dal 2006 al 2009; aver ‘fabbricato’ una media di 400 milioni di euro all’anno di deficit nei conti della sanità per un totale di oltre un miliardo di euro in 5 anni; aver imposto ai cittadini pugliesi 700 milioni di euro di tasse regionali aggiuntive”. “Senza falsa modestia il Presidente avrebbe potuto anche aggiungere – ha continuato Fitto – che a metà 2010 il deficit nei conti della sanità pugliese non è lontano da quello dell’ intero 2009 e che, in base alle proiezioni, è quasi certo lo sforamento del Patto di Stabilità anche nel 2010”.