E’ un attacco frontale a Verdini, un po’ meno all’esangue Bondi e soprattutto è uno schiaffo in faccia a Marcello Dell’Utri, il grande nemico di Scajola, colui che ha firmato il primo pizzino contro l’uomo di Imperia, facendosi intervistare dal Corriere della Sera e dichiarando che “non è più tempo di Scajola, altro che coordinatore unico…”.
Dell’Utri e Verdini non vogliono Scajola di nuovo al centro, né al governo, né al partito.
E Scajola va all’attacco frontale partendo dalla sua storia personale e politica tra successi e scandali, tre volte nella polvere, tre volte sull’altare, come sta scritto nel suo tortuoso percorso di sindaco, parlamentare, ministro, l’unico a dimettersi due volte dal Viminale e da via Veneto. Dagli Interni e dallo Sviluppo Economico.
Ora sta risalendo sull’altare? “Mi hanno sempre bloccato perchè sono uno che lavora, che fa le cose, che agisce, davo e do fastidio”, sibila spiegando le stangate che ha preso.
“Forse mi hanno colpito perchè stavo rilanciando il nucleare con i francesi e non con gli americani”, racconta adesso, spiegando che perfino nelle carte scottanti di Assange e Weekeleeks c’era un rapporto segreto degli americani su di lui. “Me lo ha svelato un anonimo che mi ha telefonato su un numero segreto che nessuno conosceva”, rievoca Scajola raccontando di quel file fatto viaggiare dall’Ambasciata americana al Dipartimento di Stato. “E c’è anche la storia di quel contratto di fornitura del gas che stavo stipulando con la Turchia, che avrebbe risolto i nostri problemi energetici ma che dava fastidio perchè l’avevo affidato alla Montedisono e l’Eni era fuori gioco.”
Il puzzle si ricompone oggi con il ritorno in campo e lo Scajola iper attivo che vuol liberare Berlusconi anche dalla gabbia che gli hanno costruito intorno sopratutto la Lega e Tremonti, altro nemico giurato del parlamentare di Imperia.“Bisogna liberare Berlusconi da quella tela di ragno che lo imprigiona e che gli impedisce di esprimere tutta la sua forza “, dice Scajola, descrivendo un Cavaliere immobilizzato nel partito e ingessato nel governo. Chi se non i lealisti azzurri lo possono salvare? Chi se non lui Claudio, che era stato capace, nel 1997-2000, di trasformare il partito di plastica in un partito vero che disarcionò, con la vittoria alle Regionali, Massimo D’Alema da palazzo Chigi?
Berlusconi ci aveva creduto al ritorno di Claudio e due settimane fa si era dimostrato possibilista in un primo, lungo colloquio. Poi sono arrivate le tramvate di Dell’Utri e Verdini. E allora Scajola, che aveva preparato una fase 1 con un suo rientro in campo a partire da Imperia sull’onda di grande show pubblico, è passato alla fase 2.
La fase 1 partiva dal territorio locale, la fase 2 va al cuore della politica. E usa il tesoretto che Scajola ha messo insieme in questi anni in Parlamento, appunto le decine di senatori e deputati, che si possono chiamare azzurri oppure, “responsabili” e che ora lo mettono in condizione di lanciare un ultimatum: o mi prendete o me ne vado. Ma non vado via da solo.
Con Scajola ora c’è una pattuglia che potrebbe condizionare non solo la maggioranza in Parlamento, ma fare spostare anche l’asse tra i Poli, andando a rinforzare quel terzo Polo di Casini, con il quale lo sfidante di Imperia ha sempre avuto molto più feeling che non con Fini. Navigazione con barra al centro e al timone un pilota che ha preso tante sberle, ma che non demorde e parte di nuovo all’attacco. A meno che, a sua insaputa oviamente, non gli abbiano già preparato un altro sacco.