ROMA-Ci tocca…va anche Sgarbi. E invece non ci “tocca” più: l’egocentrico e in qualche modo minaccioso titolo della trasmissione di Vittorio Sgarbi in prima serata su Ra1 si può giĆ declinare all’imperfetto. Ci tocca…va Sgarbi, una volta ĆØ bastato. PerchĆ©? PerchĆ© il troppo stroppia. Sgarbi si accomoda fuori dal corteo non perchĆ© sia di destra o amico di Berlusconi, va fuori al primo giro perchĆ© ha fatto pattinare le ruote in partenza, perchĆ© letteralmente non si tiene e va fuori strada. Di cosa ha parlato Sgarbi nella sua ora di televisione? Di Sgarbi. Cosa ha mandato in onda Sgarbi? Sgarbi. Sgarbi ieri, Sgarbi oggi: si poteva scegliere. Un blob televisivo invandente e appiccicoso con un solo tema, protagonista e interprete: Sgarbi. Ineluttabilmente sottoposto al “chi se ne frega”, altrimenti detto otto per cento di audience: sulla prima rete della Rai anche se mandi le pecore brucanti dei dimenticati e antiche “Intervallo” di audience fai il cinque per cento.
Eppure ĆØ stata una trasmissione utile e istruttiva: ha svelato per bocca e scelta del suo autore e interprete cosa ĆØ Sgarbi: un bluff. Tutto il paese “istituzionale”, compresi giornalisti, giornali, radio e tv che non stanno dalla stessa parte politica di Sgarbi, trattano Sgarbi come intellettuale sopraffino e naturale, inestinguibile fonte di pensiero e cultura. Mirabile e prolungato effetto ipnotico. Sgarbi ĆØ un competente critico d’arte. Stop. Non ĆØ un letterato, non ĆØ un filosofo, non ĆØ un romanziere e nemmeno un polemista. Tanto meno un politico, men che mai un intrattenitore. Sgarbi ĆØ uno che ti sbatte in faccia se stesso e grida: io sono Sgarbi e tu non sei un…Ma non ha l’ironia e lo spessore e neanche il lucido cinismo del Marchese del Grillo. E’ un pubblico prepotente con qualche privata paviditĆ . Appena messe a contatto diretto queste sue qualitĆ con il pubblico, la gente e non con la “compagnia di giro” della comunicazione, Sgarbi si ĆØ squagliato al calor della noia da lui stesso prodotta. Visto il bluff, Sgarbi ha perso la posta.
Ma non sembra averlo capito: a trasmissione bocciata e cancellata ha perseverato nel bluff: “Io sono la cultura, la cultura costa…io sono come Pompei”. E’ andato a farsi consolare da Berlusconi, ci ha tenuto lui stesso a informare della circostanza. E ha voluto precisare che non otto milioni di euro, uno a puntata, ĆØ il suo onorario, ma solo 500mila euro. Bene, quel mezzo milione, se davvero ĆØ cosƬ “poco”, se lo ĆØ meritato: un buon prezzo a patto che Sgarbi non ci “tocchi” più. Il sottotitolo a Sgarbi ĆØ stato giĆ scritto: abbiamo giĆ dato.
