ROMA – Regioni “speciali”, soprattutto per come spendono i soldi pubblici: in Sicilia – a quasi cinque anni dalla riforma Fornero – mandano ancora in pensione i dipendenti della Regione con le vecchie regole; in Trentino la Regione che trattiene il 90% delle tasse versate dai suoi cittadini, paga il dentista a tutti i residenti fino al compimento dei 18 anni; in Valle D’Aosta c’è un dipendente della Regione ogni 4 abitanti, per un costo 2.137 euro all’anno per residente (in Lombardia il costo medio di un dipendente regionale per ognuno dei 10 milioni di residenti è di 20 euro). Uno spreco di denaro pubblico raccontato da Diodato Pirone sul Messaggero:
I baciati dalla fortuna, manco a dirlo, sono i dipendenti più anziani fra i 16.500 della Regione Sicilia. Ma a Palermo, per evitare il collasso di altre strutture, hanno pensato bene di allargare il privilegio anche ai 7.000 lavoratori delle società controllate dalla Regione e già che c’erano ai 500 impiegati delle nove Camere di commercio regionali.
[…] Rosario Crocetta. Che ha promesso la riduzione del 30% dell’esercito di 1.818 dirigenti regionali (uno ogni 9 dipendenti) e per quest’anno ha imposto un tetto di 160.000 euro lordi alle pensioni degli ex dipendenti regionali, colpendone (sia pure a tempo poiché tutto tornerà come prima dal primo gennaio 2017) una cinquantina di stratosferiche.
[…] In parole povere la Regione Sicilia si trova a dover gestire troppi dipendenti e, non sapendo come sforbiciarne il numero, ha deciso di incentivarne il prepensionamento. Di qui la possibilità lasciata a circa duemila persone (compresi i lavoratori delle partecipate e delle Camere di commercio) di andare a riposo sostanzialmente con i requisiti precedenti alla legge Fornero. In pratica questi italiani speciali potranno andare a riposo fino al 2020 anzichè con 66 anni e 6 mesi d’età , con 61 anni d’età e 36,5 anni di contributi. Anche la durata del servizio è agevolata: oggi i dipendenti pubblici italiani che hanno iniziato a lavorare presto possono andare a riposo a qualunque età purché abbiano almeno 42 anni e 10 mesi di servizio. A quelli siciliani ne bastano 40.
Modeste le penalizzazioni per i superprivilegiati dell’isola. In sostanza la loro pensione – per la parte retributiva – verrà calcolata sulla media degli stipendi degli ultimi 5 anni di lavoro e non potrà superare un determinato tetto che tuttavia non annulla de facto la forte agevolazione ottenuta.
L’elenco degli sprechi delle Regioni a Statuto speciale continua con la Sardegna che non riesce ad abolire le quattro nuove province create nel 2001, province come quella del Campidano che ha un capoluogo, Villacidro, di soli 12.000 abitanti. Come succede in Italia (e non solo nelle Regioni “speciali”), quando c’è da risolvere un problema, si nomina (e si paga) una commissione. Così è successo in Sardegna, ma i commissari incaricati di abolire quelle 4 province difficilmente ci riusciranno prima che la riforma costituzionale abolisca tutte le province.
Dalla Sardegna a un’altra Regione dell’ex Regno sabaudo, la Valle D’Aosta, dove ci sono 3.100 dipendenti regionali per 129.000 residenti, vale a dire un dipendente ogni 4 abitanti contro una media italiana che è di 0,07. Spiega Pirone:
Non a caso gli impiegati della Regione Valle d’Aosta costano uno sproposito: ben 2.137 euro annui in media per ogni residente. Ma anche in Sicilia non si scherza: il personale di Palazzo dei Normanni costa in media 346,8 euro ad ogni siciliano contro gli appena 20 euro ad abitante che i dipendenti del Pirellone costano ai lombardi.
Senza contare l’immenso capitolo dei privilegi distribuiti a pioggia agli abitanti delle Regioni a Statuto speciale. In Trentino, che trattiene circa il 90% delle tasse prodotte in loco, tra mille altri incentivi le famiglie possono contare sulle cure odontoiatriche gratuite fino ai 18 anni dei loro figli. Chi paga? Gli altri italiani.