Tutti hanno sentito il comprensibile bisogno di cimentarsi su Alfonso Signorini, Kalispera e la sua, come direbbe Vendola, “narrazione” di Ruby. Il più ironico e divertente è stato come spesso gli capita Massimo Gramellini su La Stampa: “Gli orfani di Beautiful hanno appena intaccato la scorta dei fazzolettini quando su un canale del diretto interessato (per chi è ancora sensibile a queste quisquilie) appare la pietra dello scandalo, Ruby. Non sarà stato facile convincerla a forzare la proverbiale ritrosia per rivelare che la sua vita è un susseguirsi di orchi che la usano e la maltrattano. Finchè appare lui, il Santo Pagatore, prodigo di sorrisi e cauzioni in cambio di un semplice grazie. Ci sarebbero quelle 400 pagine di telefonate in cui Ruby parla come un’inviata a Crapulonia, ma gli sceneggiatori hanno pensato anche a questo: Per non soffrire, fin da piccola mi sono inventata una verità parallela. Suggerirei un miglioramento della trama: le intercettazioni sono un gigantesco falso ordito da alcuni imitatori di Zelig passati al nemico. Post Scriptum: se l’idea piace, sarebbero 7000 euro, ragioniere”. Gramellini ci scherza, ma è scherzo amaro: Gramellini non crede alla “narrazione” ma, suo malgrado, ne riconosce la potenza.
Il più “tecnico” è Aldo Grasso sul Corriere della Sera: “Temo che Alfonso Signorini si sia imbarcato in un gioco più grande di lui…alla sventatezza ha preferito la militanza…sensazione di un lavoro a tavolino per creare alla ragazza una nuova personalità…l’infanzia tragica con la violenza degli zii (ma il padre di Ruby dice di avere un solo fratello ndr), il catechismo studiato di nascosto…la fuga da casa a soli 12 anni…i furti per necessità…e, come da copione, il nuovo amore, tal Luca Risso. Insomma Signorini passa da Elena Santarelli a Karima Santarellina”. Grasso ha dimenticato il particolare della conversione di Ruby al cristianesimo, punito in famiglia con violenza corporale. Grasso non ci crede alla storia ma crede che “l’intervista di Signorini a Ruby Rubacuori sarà a lungo studiata da chi è interessato al funzionamento dei media”.
Il più serio e grave è stato Francesco Merlo su La Repubblica: “Signorini si è preso la rogna e l’ha trasformata in traviata: nell’opera lirica che Signorini dirige patacca e verità sono solo attrezzature di scena, si equivalgono. Ma dopo i mille flop della destra, da Socci a Paragone, da Berti a Pialuisa Bianco, Signorini è la risposta in chiave di melodramma alla tv di Santoro e Gabanelli…”. Merlo non ci crede alla storia e crede Signorini sia cattivo maestro ma non cattivo regista, sia pure della Bugia Illustrata.
Eppure…eppure ciò che Signorini costruisce, Michelle distrugge. Non ci vuole una gran televisione, basta un microfono e una telecamera. Ad esempio quella del Tg de La7 che l’altra sera intevistava Michelle. Michelle ripresa di spalle, perchè non vuole mostrare il suo volto, perchè così si fa non quando l’intervistato è in pericolo ma quando l’intervistato è impresentabile in società e in famiglia. Michelle che dice: “faccio l’indossatrice, ho qualche amicizia…” e tutti capiscono cosa fa anche se lei nega. Michelle che ka il look del mestiere che la telecamera, quasi fissa, inquadra senza commento, non serve commento nè didascalia. Michelle che dice: “Silvio l’ho conosciuto ad Arcore qualche anno fa” e che di Silvio dice meraviglie a azzarda in accento carioca “lo vogliono eliminare”. Michelle che lo ammira Silvio e lo dice. E Michelle che sulla sua agenda ha scritto “Ruby Troia” e a domanda risponde: “Quello è il suo mestiere”. Michelle che Ruby l’ha avuta in casa, prima e dopo che le venisse riconsegnata da Nicole Minetti. Michelle che Ruby l’ha cacciata di casa. Michelle che nell’agenda ha i nomi e i numeri di telefono di altre “Troie”, lei scrive così e i numeri di calciatori e professionisti. E i numeri di telefono del presidente del Consiglio della Repubblica italiana, i numeri di telefono di Berlusconi. Michelle che quei numeri li usa, ad esempio la sera in cui Ruby è in Questura. Michello che chiama Silvio e Silvio risponde. Tutti quei numeri in una stessa agenda, in colonna Ruby Troia, le altre Troie, i maschi e Berlusconi. Basterebbe leggerla in sequenza quell’agenda, leggerla a Signorini, senza commento e didascalia. Leggerla e la “narrazione” vien giù come le mura le imponenti di Gerico al suono di una modesta tromba.