TORINO – Maria Grazia Siliquini, ex finiana passata al Pdl nel momento clou dello scontro fra Silvio Berlusconi e il Presidente della Camera, è  stata nominata consigliere di amministrazione di Poste Italiane. Lei accetta ”con orgoglio”, ma la nomina accende la polemica con l’opposizione che vede nella nomina ”la ricompensa” del Presidente del Consiglio per un voto che ha aiutato a ”tenere in vita – dice l’opposizione – un Governo morto”.
Anche in Piemonte la nomina di Siliquini, incompatibile con il seggio alla Camera, causa scompiglio. Il gioco dei subentri a Montecitorio, infatti, apre scenari che arrivano a lambire la composizione della Giunta regionale di Roberto Cota.
Fra le prime reazioni alla nomina, quella di Ettore Rosato, membro dell’Ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera. ”Non c’è esempio – dice – neanche nella tanto vituperata prima Repubblica, di uno scambio cosi”’. Anna Paola Concia (Pd) parla di ”schiaffo alle donne italiane”, sottolineando come Siliquini sia stata ”premiata solo per aver votato la fiducia al governo Berlusconi”.
Attacchi arrivano anche da Fli: Aldo Di Biagio ironizza sulle ”societa’ pubbliche tornate di moda per posizionare i disponibili questuanti”. E Pierluigi Mantini (Udc) ironizza definendo l’ex finiana ”una raccomandata recapitata alla posta”.
”Le mie competenze giuridiche, la mia esperienza professionale e direzionale – replica Siliquini citando un lungo curriculum – sono state tenute ben presenti nella nomina, che accetto con grande orgoglio”. In Piemonte, però, è evidente la fibrillazione per gli scenari che si apriranno dopo il 14 aprile, quando la nomina sarà ratificata.
Il primo dei non eletti del Pdl alla Camera  è un consigliere regionale, Angiolino Mastrullo. Se dovesse scegliere di rinunciare a Montecitorio e rimanere a Torino, il seggio parlamentare andrebbe a Caterina Ferrero, attuale assessore alla Sanita’ della Giunta Cota, da tempo al centro di pressioni della Lega che vorrebbe controllare più da vicino la riforma sanitaria che sta per essere varata. Mastrullo ha gia’ detto che intende accettare il seggio di Montecitorio, ma che nei successivi 60 giorni deciderà cosa fare d’intesa con i vertici del Pdl. Al momento nessuno esce allo scoperto, ma molti sono al lavoro per caldeggiare l’una o l’altra ipotesi. Inclusa una terza, che è quella di lasciare tutto immutato in Regione, arrivando fino al terzo in lista per il seggio, il costruttore Salvatore Parisi.