Altra storia e questione è quella della “pagliuzza e della trave”. La “pagliuzza” è appunto la leggerezza pubblico-privata di Fini. La “trave” è la “manona” di Berlusconi in moltissimi “affari” ben più grandi e contundenti. Previti e Dell’Utri, braccio destro e sinistro di Berlusconi, condannati per gravi reati. Le società off-shore di Mediaset e Fininvest, gli interessi privati di Berlusconi che lasciano ampia traccia nella legislazione italiana su tutto quello che riguarda il portafoglio del premier. Pagliuzza e trave, però il paese della trave non si turba, da decenni. Sulla pagliuzza il paese storce il naso. E’ un fatto anche questo, una notizia accertata e con le notizie non si polemizza. Lo stesso Fini ci ha messo 16 anni a rendersi pienamente conto della “trave”. Prima le aveva giudicate solo un fascio di “pagliuzze”.
Terza questione, anche questa un fatto e non un’opinione. La “pagliuzza” viene sbattuta negli occhi di Fini e della pubblica opinione esattamente quando Fini pubblicamente pone a Berlusconi la “questione della legalità”. Quando gli dice: non possiamo, con il cosiddetto “processo breve” cancellare insieme al tuo processo altre decine di migliaia di processi e non possiamo perchè tu non possa essere intercettato cancellare le intercettazioni come strumento di indagine. Un diverbio che diventa pubblico e clamoroso a fine luglio. Da quel momento la “pagliuzza” diventa, per mano dei giornali di destra e per volontà di Berlusconi, il gancio cui inchiodare Fini. E’ un fatto che Fini deve essere “distrutto” subito dopo e appunto perchè ha posto a Berlusconi la questione della legalità nell’azione di governo.
Questione accessoria e pur rilevante tutto il paese, ipnotizzato dalla casa e dal cognato, ignora la domanda se un’altra destra, non berlusconiana, sia cosa possibile e utile in Italia. Questione complessa la cui risposta mai potrà venire in un senso o nell’altro da un attestato di proprietà di un appartamento a Montecarlo.
Questione immediata: il 29 e 30 settembre in Parlamento si battezzerà una crisi di governo? Probabilmente no, probabilmente Berlusconi neanche chiederà un voto di fiducia. Le sue dichiarazioni di intenti saranno comunque approvate a larga maggioranza, forse non 316 voti senza quelli dei finiani, ma comunque maggioranza.
Questione collegata ma non conseguente: allora Berlusconi continuerà a governare fino al 2013? Difficile perchè con 316 o anche 320 voti non si governa. E i finiani che voteranno sì il 29/30 settembre non faranno altrettanto quando torneranno in aula “processi brevi”, “telefonate libere” e affini.
Quindi? Quindi Fini, apparso alla gente sincero ma leggero, oppure leggero ma sincero (sembra la stessa cosa ma non è), forse si dimetterà da presidente della Camera nei prossimi mesi e farà il suo partito. Quindi, passato l’autunno, Berlusconi potrà fare calcoli e scelte che portano a elezioni anticipate come in fondo vuole Bossi che ogni giorno dà una spinta, l’ultima è quella dei “Sono porci questi romani”.
E’ andata così, va così, sta andando così. Un premier che “asfalta” chi non obbedisce e pone niente meno che la questione della legalità. Un presidente della Camera leggero e inchiodato alla croce anche con un chiodo dello spessore di una pagliuzza, un Parlamento che non vuole sciogliersi almeno per altri quattro/cinque mesi, una crisi di governo che non scoppia ma c’è. E una amara, periferica ma non posticcia morale della favola: un cognato che si ficca, s’impiccia, tratta, affitta, inconsapevole e incosciente di essere il cognato del presidente della Camera. Di questi cognati è fatta, tessuta e calzata la cosiddetta società civile italiana.
