
ROMA – Abolire la legge Bossi Fini sull’immigrazione. Lo chiede in un suo intervento su Repubblica Stefano Rodotà.
”L’unica seria risposta istituzionale alla tragedia di Lampedusa e l’abrogazione della legge Bossi-Fini, sostituendola con norme rispettose dei diritti delle persone”.
La Bossi-Fini, afferma il costituzionalista,
”è quasi un compendio di inciviltà per le motivazioni profonde che l’hanno generata e per le regole che ne hanno costituito la traduzione concreta. Per questa legge l’emigrazione deve essere considerata come un problema di ordine pubblico, con conseguente ricorso massiccio alle norme penali e agli interventi di polizia.
All’origine vi è il rifiuto dell’altro, del diverso, del lontano, che con il solo suo insediarsi nel nostro Paese ne mette in pericolo i fondamenti culturali e religiosi. Un attentato perenne, dunque, da contrastare in ogni modo. Inutile insistere sulla radice razzista di questo atteggiamento e sul fatto che, considerando pregiudizialmente il migrante irregolare come il responsabile di un reato, viene così potentemente e pericolosamente rafforzata la propensione al rifiuto”.
”Le persone che ci spingono alla commozione, allora – aggiunge -, non possono essere soltanto quelle chiuse in una schiera di bare destinata ad allungarsi. Sono i sopravvissuti che, con ‘atto dovuto della magistratura’, sono stati denunciati per il reato di immigrazione clandestina. Di essi non possiamo disinteressarci, rinviando tutto ad una auspicata strategia comune europea”. ”A tutto questo si aggiunge la pratica dei respingimenti in mare, anch’essa illegittima e pericolosa per i migranti”. .
