ROMA – Stipendi d’oro: Catricalà e Patroni Griffi guadagnano più dei ministri. L’uno, Filippo Patroni Griffi, è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed è retribuito più del suo capo Enrico Letta, l’altro, Antonio Catricalà, è vice-ministro allo Sviluppo Economico e guadagna più del suo superiore al ministero. Entrambi sono anche presidenti di sezione del Consiglio di Stato, l’uno in aspettativa da dieci anni, l’altro da due: guadagnano entrambi 243 mila euro lordi l’anno per un lavoro che non svolgono e per il quale beneficiano di scatti di carriera e adeguamenti salariali automatici. Che cumulano insieme allo stipendio governativo.
Il quale, secondo la lettera di un decreto legge scritto dallo stesso Patroni Griffi nel maggio 2013, non può essere cumulato con quello da parlamentare, 63 mila euro contro 135 mila. Logico che i ministri non parlamentari, come non sono Griffi e Catricalà, optino per lo stipendio maggiore, opzione consentita anche appunto a chi parlamentare non è, perché la legge dice che ha diritto a essere equiparato, quando si parla di emolumenti, al parlamentare (legge 418 del 1999).
Quanto al cumulo di stipendio con quello da consigliere di Stato, anche qui ci troviamo in piena legalità e trasparenza: fanno fede due leggi del 1980 e del 1993. Il guaio è che tutti i dirigenti di prima fascia e dei capi gabinetto prendono tutti molto più dei ministri che sono chiamati a servire.