ROMA – Da una parte Daniela Santanchè e Michela Vittoria Brambilla, fautrici della linea dura e della piazza contro i giudici di Milano che indagano sul caso Ruby. Dall’altro Giuliano Ferrara e tutto il Pdl più “mite”, quello che vuole evitare lo scontro istituzionale. Succede tutto in un pomeriggio, con una serie di affondi di quelli destinati a non scivolare via senza conseguenze. Poco dopo le 14, infatti, un misterioso comunicato che avrebbe come mandante Silvio Berlusconi annuncia un’incarico a Brambilla e Santanchè. Suona più o meno così: armatevi, reclutate gente, portiamo tutti in piazza a difendere Berlusconi dall’assalto dei giudici.
Passa qualche ora, però, e arrivano le prime smentite. Smentite che contano, come quella di Paolo Bonaiuti, che di Berlusconi è portavoce e per minimizzare lo scontro si limita a parlare di “errore di comunicazione”. Sulla stessa lunghezza d’onda Ignazio La Russa che, con l’aria di uno che cade dalle nuvole sbotta: “Ma quale manifestazione, al vertice abbiamo parlato di economia”. La realtà, però, è un’altra. E’ una realtà di scontro, che diventa manifesta quando entra a piedi uniti nella faccenda il direttore del Foglio Giuliano Ferrara.
E il giornalista non le manda a dire, definendo quello della Brambilla e della Santanché ”un comunicato politicamente criminale, seguito al vertice di ieri riunitosi intorno al presidente del Consiglio, ha rischiato di dirottare nel grottesco la sua iniziativa politica di un piano nazionale per la crescita, che una successiva dichiarazione ufficiale di mano del premier ha rimesso all’onore del mondo”.
Ferrara, quindi, ricorre all’ironia per esprimere il suo ‘disappunto’: ”E’ ovvio – scrive – che Berlusconi ha molti fronti aperti, visto che è sotto l’assedio borbonico e moralistico del circuito mediatico giudiziario, ma se non si controlla lo spin, cioe’ la comunicazione dell’agenda politica di un uomo di stato, governare non diventa impossibile, diventa inutile”. Spin, ironia della sorte, significa in inglese “rotazione”. E che nel Pdl a qualcuno “girino i cosiddetti” per il comunicato delle due “donne falco” è un fatto.
L’evidenza, una e sola, è che alla corte di Berlusconi in difficoltà in tanti parlino e in tanti vogliano stabilire la strategia di guerra. La Santanchè e la Brambilla sposano la linea dura: che il Cavaliere abbracci la piazza, alzi i toni e parli alle genti, il suo carisma farà il resto. Come sempre e nonostante Ruby. Linea suggestiva ma pericolosa perché sa di scontro con tutto e tutti. Lo stesso presidente della Repubblica, tra un appello alla sobrietà e l’altro, potrebbe perdere la pazienza, magari richiamando all’ordine il premier con una convocazione dei presidenti delle Camere.
La saggezza dei politicanti di mestiere, quindi, suggerisce strategie alternative. Ferrara non è solo. Berlusconi, nel pieno della tempesta Ruby si è messo a parlare di temi economici come non ha fatto quasi mai, neppure ai tempi più acuti della crisi, quando il governo non aveva da offrire che qualche spicciolo sulla social card. Erezione, quindi, è diventata improvvisamente crescita. E dopo orge, topless e bunga bunga il premier ha iniziato a parlare di ripresa, occupazione, piani per il sud, libera impresa. Incassando, tra l’altro, un no previsto e prevedibile da Pier Luigi Bersani.
Anche perché, nonostante la Santanché e la Brambilla la pensino diversamente, è evidente che la “piazza” funziona soprattutto per chi potere e governo non ce li ha. Chi manovra il timone non può e non deve avere bisogno di rivolgersi ai cortei. Se una cosa non va, la si cambia per legge. Così dovrebbe essere, almeno.