Giulio Tremonti ha spiegato con cristallina chiarezza che il mondo รจ cambiato e che il cambiamento offre, anzi impone, una sola scelta: mangiare la minestra o saltare dalla finestra. E’ lucido il ministro del Tesoro. E fresco del carico di una sostanziosa anche se non troppo riconosciuta benemerenza: se non c’era lui a fermare Berlusconi, il Pdl, l’Udc, Cgil, Cisl e Uil, Regioni e Comuni, Vendola, Errani e Formigoni, tutti questi avrebbero aumentato e non diminuito la spesa pubblica correndo volentieri il rischio del debito, proprio come al tempo che fu e non c’รจ piรน, quando debito mai significava default, cioรจ bancarotta. Tremonti lo sa che la crisi non รจ finita, che il consumatore americano non “beve”, che i crediti inesigibili in pancia alle banche non sono spariti ma solo nascosti, che i governi occidentali faranno fatica a piazzare i loro titoli di Stato, che la disoccupazione aumenterร . Lo sa ed evita il peggio, il peggio in cui il resto d’Italia si tufferebbe d’inerzia e d’incanto.
Tremonti ostenta spesso di sapere altre cose e spesso ci piglia. Qualche volta proprio no. Tutti hanno dimenticato ad esempio la sua proposta di qualche anno fa, poco prima della crisi. A Tremonti venne allora una grande idea, l”uovo di Colombo. Introdurre i “subprime” anche in Italia. Prima che si sapesse che i subprime erano la mela avvelenata nel paradiso per tutti della finanza. Allora Tremonti-Biancaneve proponeva: chi ha una casa in proprietร venga finanziato dalle banche sulla base di quella proprietร , del suo valore. Insomma si indebiti contando sul valore crescente del valore degli immobili. Pagherร il debito con quella “crescita” del valore e, con i soldi presi a prestito, consumerร , investirร , smuoverร l’economia, arricchirร se stesso e il paese. E se il valore delle case si ferma o cala? Il debitore non ce la fa piรน a pagare il debito, alle strette vende casa. Case che si vendono, valore che si abbassa, banche che non rientrano. E’ quello che รจ successo, รจ stata la miccia della grande crisi, miccia che ancora brucia. Stavamo accendendola anche in Italia, su suggerimento di Tremonti. Ma allora Tremonti non poteva giustamente sapere. E’ singolare perรฒ che oggi Tremonti dica di aver saputo tutto in anticipo.
Presunzione professionale a parte, incipiente auto culto della personalitร , carattere ombroso. Tutto questo non cancella e neanche pareggia alla lontana il fatto che Tremonti, viste le alternative possibili, รจ uno dei meglio o meno peggio che c’รจ. Addirittura, in caso di guai grossi, si parla di lui come presidente del Consiglio se ci fosse calamitร economico-finanziaria tale da far tabula rasa della politica cosรฌ com’รจ. E allora vediamolo, sentiamolo questo Tremonti.
Ai rapiti ascoltatori di Comunione e Liberazione ha detto che “deve essere libero tutto ciรฒ che non รจ vietato”. Bene, anche se in Italia รจ proprio il confine tra libero e vietato che non รจ istituzionalmente presidiato: nella realtร ciรฒ che รจ vietato lo fanno tutti e ciรฒ che รจ libero nessuno riesce a farlo. Poi Tremonti ha detto che oggi la “politica deve fluire dal basso”. Esattamente puรฒ significare tutto e il contrario di tutto, comunque suona bene. Quindi ha invitato ad andarsi a rileggere e meditare “l’austeritร ” di Enrico Berlinguer. Che non era invito e appello monastico alla povertร generale e men che mai fustigazione dei consumi, anche se cosรฌ tutti la raccontano. Era quella “austeritร ” ricercata e perduta la nozione e la pratica collettiva dell’interesse generale come metro dell’azione e del pensiero, della gente e della classe dirigente. Ce la si ricorda male forse proprio perchรจ se ne รจ volutamente smarrito e disperso anche il solo ricordo. Comunque รจ stata quella di Tremonti una citazione abile e accattivante.
Quindi Tremonti ha alluso alla Fiat, dando moderatamente ragione alla Fiat e torto alla sinistra. Ha alluso anche alle tasse, alludendo a meno tasse per la famiglia, la ricerca e il lavoro. Infine ha spiegato che “diritti troppo perfetti” si trasformano in nessun diritto. Riepiloghiamo dunque il Tremonti recente e sintetizziamolo nella constatazione lucida, realistica e responsabile della “minestra o finestra”. Non fa una piega. Perรฒ questa alternativa secca Tremonti lo offre, anzi impone, a soli due soggetti: la spesa pubblica e il lavoro dipendente. I pubblici spenditori devono mangiare la minestra della responsabilitร federalista della spesa, i lavoratori dipendenti devono mangiare la finestra del garantire alle aziende che investono la produzione e la produttivitร . Bene, anche se fa male. Male ai vizi della spesa pubblica. Male alle condizioni di vita di chi lavora.
Non risulta perรฒ nel pensiero di Tremonti nรจ nei suoi discorsi il mangiare la minestra o saltare dalla finestra per tanti altri. Ad esempio le cosiddette “professioni”. Il governo e la maggioranza stanno reintroducendo tutte le garanzie possibili e immaginabili per tenere le professioni al riparo dal mercato: tariffe minime garantite, ripari sicuri dalla concorrenza. I professionisti sono esentati dalla “minestra”. Cosรฌ come i padroncini dei Tir o gli allevatori che non pagano le multe delle quote latte. E tutta la “filiera” che aumenta il costo e il prezzo dei servizi e delle merci? Anche questi esentati dalla “minestra”. Insomma Tremonti รจ uno dei pochi che ha il coraggio e la luciditร per dire che se il mondo cambia, il mondo che prima era ricco e potente, cioรจ noi europei, dobbiamo imparare a prenderla in qualche modo nel secchio. Ma non tutti nel nuovo mondo di Tremonti la prendono nel secchio. Si รจ distratto Tremonti quando compilava l’elenco?
