ROMA – Lite con il “delfino” Maroni rientrata? Non sembra proprio. Le ultime cronache da via Bellerio, sede milanese della Lega, danno un Bossi infuriato, giunto addirittura all’estrema minaccia: “Mi dimetto”. Lo sbotto sarebbe arrivato, dicono alcuni anonimi presenti, dopo che il Senatur ha realizzato che la base preferisce ormai Maroni a lui. “Il partito non è più con me”, avrebbe detto.
Nel pomeriggio di lunedì un summit con Giorgetti e i tre Roberto: Calderoli, Maroni e Cota. Dicono che il più esplicito sia stato Giacomo Stucchi, da sempre vicino a “Bobo”.  “Nessuno mette in dubbio Bossi, ma i suoi consiglieri sì”. “Il problema non è chi sta o chi non sta con Bossi, perché il partito è Bossi. La base chiede che al fianco del leader ci sia chi è legittimato dal basso. Ruoli che vanno ricoperti da persone come Maroni, Calderoli, Cota, Giorgetti e non da chi se ne appropria e basta. La nostra gente non vede di buon occhio il Cerchio magico”. Ossia, soprattutto, il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni e la senatrice Rosy Mauro.
Bossi non vorrebbe cambiare granché, ma pare che la base sia ormai in fermento incontrollabile. Maroni ha raggiunto quota 320 inviti a manifestazioni pubbliche leghiste e la situazione potrebbe degenerare domenica prossima, 22 gennaio, quando è in programma la manifestazione del Carroccio a Milano contro il governo Monti. Lì la tregua Bossi-Maroni potrebbe definitivamente saltare.