Nichi Vendola, in caso di una prossima campagna elettorale non toglierà l’orecchino, che porta da anni. In una intervista con L’Espresso, il leader di Sel ricorda il momento in cui decise di portarlo, e da’ una sua interpretazione sulla storia ed il significato del gioiello che porta all’orecchio sinistro.
”Nelle mie letture giovanili, il prototipo umano che mi impressionava – racconta Vendola – era l’andaluso, il gitano cantato da Federico Garcia Lorca. Quella figura ha l’orecchino. E’ bellissimo proprio perché, piuttosto che indicare effeminatezza, rompe la circolarità maschile, apre una via di fuga verso gli altri. Non a caso l’orecchino, come direbbe Roland Barthes, è il punctum, la cosa che ti punge e che ti attira”.
Secondo Vendola sono ”minacciosi i doppipetto o i girocollo di Berlusconi. Anche certi gilet, per esempio, o certe scarpe”. Ma Berlusconi e D’Alema potrebbero mai metterselo? ”Oh, Gesù! Speriamo di no – risponde Vendola – Berlusconi potrebbe farlo, ma sarebbe un altro pezzo di un canovaccio noto”. L’Espresso gli chiede se il cerchio all’orecchio sinistro possa essere un handicap in campagna elettorale: ”Considero la domanda improponibile. Non riesco a capirla”. ”Quando parlo la gente capisce che non mento. Io sono autentico così. Se mi tolgo l’orecchino – rileva – mi sento nudo. Se lo dimentico, semplicemente manca una parte di me”.
”Il ciclo semantico legato all’orecchino ha delle evoluzioni storiche paradossali, zigzaganti. Improvvisamente in un’epoca, l’orecchino – sottolinea Vendola – diventa simbolo di effeminatezza, nonostante il fatto che nell’epoca immediatamente precedente fosse un simbolo di virilità. E’ l’immagine degli zingari, quindi di un machismo anarchico e vitale. I pirati portavano l’orecchino”.