Un coordinatore nazionale (del Pdl), coordinatore di troppi affari (Cascina Firenze, appalti g8, eolico, candidatura in Campania con relativo falso dossier anti Caldoro…). Un sottosegretario all’economia, raggiunto da mandati di cattura per concorso esterno in associazione camorristica, da accuse per riciclaggio abusivo di rifiuti tossici, e… così può bastare. Un terzo soggetto, condannato per bancarotta e onnipresente negli intrighi italici da un quarto di secolo.
Sono Denis Verdini, Nicola Cosentino e Flavio Carboni, che in questo momento sono in prima pagina per una vicenda che li vede protagonisti e indagati insieme: i traffici intorno agli appalti per l’eolico in Sardegna.
Ma i tre sono da tempo collegati da incontri e indagini. Insieme avrebbero fatto pressioni sui giudici della Corte Costituzionale per far approvare del Lodo Alfano, far riammettere della Lista per la Lombardia ( annessa al candidato di centrodestra per le elezioni regionali del 2010 e atttuale governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni) e infine favorire la nomina a presidente della Corte d’Appello di Milano del pm Alfonso Marrapoi. Essi avrebbero favorito anche la posizione di Cosentino come candidato governatore di centrodestra per la Campania per le elezioni regionali del 2010. Scalzato nella candidatura da Stefano Caldoro, avrebbero preparato dei dossier contro quest’ultimo. Volevano inoltre avvicinare i magistrati della procura di Firenze che stavano indagando sui Grandi Eventi e sugli appalti legati al G8.
Per questo si è parlato di una “nuova P2”, nei titoli dei giornali ormai “P3”. Per questo uno dei capi d’imputazione che gli vengono contestati è “violazione della legge Anselmi sulla costituzione delle associazioni segrete”.
Il Pdl dice che si tratta di una “P3 da villa arzilla”: cioè una faccenda da nulla. Ma se di villa Arzilla si sta parlando, e cioè di una “bocciofila pensionati”, che ci faceva Verdini?
Cosentino “è impegnato in una riunione prevista da tempo e non vuole modificare la sua agenda”, fa sapere la sua portavoce. E’ indagato per associazione a delinquere, per aver fatto pressioni sulla Cassazione anche per anticipare la sua udienza per la custodia cautelare, poi confermata dalla procura di Napoli.
Italo Bocchino e Fabio Granata, finiani, dicono che c’è “altro” nelle carte e pongono la questione della “legalità ” nel Pdl. Il loro dissenso ormai non sorprende, ma più passano le ore e più è forte il rumore del silenzio del premier. Già : Berlusconi, che dice?