ROMA – Il Pd sta attraversando un momento difficile che va superato tornando nelle sezioni e recuperando i valori del centrosinistra, ma – secondo il presidente dei senatori pd Luigi Zanda, intervistato dall’Unità – non bisogna separare gli incarichi di segretario del Pd da quello di presidente del Consiglio. Tradotto: niente nuovo segretario da affiancare a Matteo Renzi.
Spiega Zanda: “Il Movimento Cinque Stelle ha vinto molto bene in due grandi città, Roma e Torino, e per il Pd è un risultato negativo. La Lega Nord ha perso fragorosamente. Hanno perso Fi, l’Ncd e altre formazioni politiche. A Roma si paga una condizione molto critica della città, e il Pd sconta sia proprie responsabilità che delle colpe non sue”.
“Il malgoverno del sindaco Alemanno, che ha provocato un danno strutturale a Roma. In cinque anni ha annullato i risultati positivi delle giunte Veltroni e Rutelli. Roma aveva risolto una parte ampia dei suoi problemi e con Alemanno è tornata in una condizione di disordine e di deficit dei grandi servizi pubblici essenziali”.
Per Zanda, anche Mafia capitale è stata “incubata dalla giunta Alemanno. Per quel che riguarda il Pd romano si è trattato di un fenomeno in cui non è stato coinvolto nessun leader, né il vertice politico. È stato un metodo mafioso insinuatosi in pezzi dell’amministrazione, in piccoli imprenditori collusi con la criminalità. Ha riguardato personaggi del Pd come consiglieri municipali ma non dei leader. Certo è stato un fenomeno molto serio che è diventato sociale, politico e criminale”.
Per quel che riguarda Torino, il capogruppo dem a Palazzo Madama afferma: “Fassino ha perso nonostante sia stato un ottimo sindaco, ha fatto bene il suo lavoro, venticinque anni di giunte di sinistra hanno abbellito e trasformato positivamente la città, eppure ha prevalso la voglia del cambiamento. Non mi piace dividere la politica tra vecchia e nuova. C’è stata un’esigenza di cambiamento e in periodi di grave crisi economica chi governa parte svantaggiato”.
Sui cambiamenti necessari al Pd, Zanda afferma: “Credo nella funzione dei grandi partiti di massa nelle democrazie. E scelgo sempre il partito “solido” rispetto a quello “liquido”. Il Pd deve fare un grande lavoro, rinforzare la sua rete provinciale e regionale, tornare nelle sezioni e nei circoli, valorizzare la sua penetrazione in tutto il territorio. Con il tramonto delle ideologie si è perso il collante ideale, e la moda del partito liquido ha fatto venir meno la tenuta organizzativa. Ecco, sono questi due punti da recuperare: i valori ideali da un lato, e l’organizzazione dall’altro”.
E sulla coincidenza dell’incarico di segretario e premier, il capogruppo dem ricorda di essere “sempre stato favorevole già con Veltroni e Bersani e ora con Renzi. Perché con un sistema politico fragile come quello italiano il Pd ha interesse ad affidare democraticamente a un vertice solido il compito di affrontare i problemi del paese”.