
ROMA – La spia non è un mestiere per James Bond. La vita degli agenti segreti non è quel trionfo di muscoli, sesso e inseguimenti che si vede al cinema. I migliori 007 hanno spesso facce anonime, da impiegati, e un fisico in cui l’unico muscolo notevole è il cervello. Alfredo Mantici per Lookout News va a ripescare le operazioni di spionaggio “Mincemeat” e “Lucy”, due vittorie per l’intelligence alleata durante la Seconda guerra mondiale, ottenute tutte “con la testa”, con abilità da scacchisti piuttosto che da lottatori. Con la prima, “Mincemeat”, gli alleati riuscirono a far credere ai nazisti che lo sbarco in Sicilia nel 1943 sarebbe stato solo un diversivo:
“Guardate questi vecchi ritratti in bianco e nero. Questi signori, con le loro facce da professori, da impiegati, da avvocati, hanno cambiato il corso della storia contemporanea salvando centinaia di migliaia di vite umane e contribuendo alla sconfitta del nazismo senza saltare su treni in corsa e senza lanciarsi dai carrelli delle gru, ma usando soltanto il loro cervello. Come? Adesso lo vediamo.
Il primo a destra è Ewen Montagu. Ufficiale di complemento della Royal Navy. Insieme al suo collega Charles Cholmondeley in una stanzetta nei sotterranei di Whitehall, sede del Twenty Committee che sovrintendeva alle operazioni di disinformazione e di “riciclaggio” degli agenti nazisti catturati in Gran Bretagna, concepì un’operazione di disinformazione ai danni di Hitler per rendere più sicura l’invasione della Sicilia prevista per l’estate nel 1943. Il piano prevedeva la trasformazione del barbone vagabondo gallese Glyndwr Michael, o meglio del suo corpo, nel cadavere del maggiore William Martin dei Royal Marines, componente dello Stato Maggiore Imperiale.
I due ufficiali, una volta concepito il piano e preso possesso di un cadavere che nessuno reclamava, lo misero nel congelatore della Morgue dell’ospedale Saint Bartholomew di Londra in attesa del momento adatto per scaricarlo sulle coste spagnole con una borsa contenente documenti falsi, ma autentici in quanto scritti su carta intestata con l’autorizzazione di tutti i vertici delle forze armate che dimostravano inequivocabilmente che lo sbarco in Sicilia sarebbe stato solo una finta per nascondere ai tedeschi i veri obiettivi dell’invasione del Sud Europa, ovvero la Corsica e la Grecia.
Scaricato il povero barbone in un’area che si sapeva pullulare di spie tedesche, i due uomini dell’intelligence affidarono al maggiore Martin il compito di salvare la forza di invasione in Sicilia, nel quadro di quella che avevano denominato in modo un po’ macabro “Operazione Mincemeat”, “carne trita”.
Quando i tedeschi misero le mani sui documenti del falso maggiore, caddero nella trappola e inviarono rinforzi immediatamente in Sardegna, Corsica e Grecia, divisioni sottratte al fronte orientale. Hitler ebbe addirittura un battibecco con Mussolini, il quale insisteva che la Sicilia dovesse essere presidiata mentre il Fuhrer sosteneva che era inutile perché gli alleati sarebbero sbarcati altrove, e lui “ne aveva le prove”. Tutti sappiamo come andò a finire. Lo sbarco in Sicilia fu quasi una passeggiata per gli alleati, che non trovarono resistenza sulle spiagge e che in poche settimane arrivarono sulla penisola”.
La poco conosciuta operazione Lucy, invece, fu decisiva per fermare l’avanzata dei nazisti in Russia:
“Sul fronte orientale, un contributo vitale alla salvezza dell’Unione Sovietica e alla vittoria di Stalin lo dettero un commerciante di libri tedesco emigrato in Svizzera, Rudolf Roessler, un professore ungherese in contatto con i servizi militari sovietici GRU Sandor Rado, e Alexander Foote, un ambiguo uomo d’affari inglese che dopo la guerra in Spagna si era trasferito in Svizzera. Questi tre uomini misero in piedi la rete “Lucy” con base a Ginevra che per più di due anni ricevette direttamente dalle stanze dello stato maggiore tedesco messaggi che contenevano tutti i piani più dettagliati delle offensive naziste in Russia. La “materia prima” veniva fornita da ben dieci ufficiali superiori, tutti rimasti sconosciuti anche dopo la fine della Guerra, che fornivano a “Lucy” informazioni delicatissime mescolandole nel traffico radio che partiva dai locali dello stato maggiore. I dieci avevano fornito i dettagli anche delle prime offensive tedesche contro l’Unione Sovietica, a cominciare dall’“Operazione Barbarossa”, ma non erano stati creduti da Stalin che, sospettoso com’era, pensava si trattasse di frutti avvelenati.
Quando i tremendi successi delle avanzate tedesche dell’estate del 1941 consentirono alla Wehrmacht di arrivare quasi alle porte di Mosca, Stalin, che non aveva creduto a quei messaggi ma che ne aveva poi verificato l’attendibilità a posteriori e al prezzo di centinaia di migliaia di morti, finalmente riconobbe che “Lucy” era una gemma rara. Proprio da quel momento sono cominciati i guai per i tedeschi in Russia. Per un anno e mezzo tutte le mosse naziste sono state anticipate e depotenziate. L’ultimo colpo definitivo dal quale la Wehrmacht non si riprese più fu la Battaglia di Kursk. Doveva essere un colpo a sorpresa, l’operazione “Cittadella”, ma quando la Wehrmacht con i suoi carri armati scavalcò i crinali dell’altopiano di Kursk si trovò di fronte il triplo delle forze corazzate che i generali prevedevano di affrontare. In poco più di quindici giorni il “Gruppo di Armate Centro” venne praticamente annientato grazie a “Lucy” che aveva dato il tempo ai russi di costruire fossati anticarro invalicabili lungo tutte le vie della prevista avanzata tedesca. Da allora, per tutti in venti mesi successivi i tedeschi si sono sempre ritirati fino alla periferia di Berlino”.
Una dedica finale a James Bond:
“ci interessa soltanto attirare l’attenzione sulle finissime intelligenze che hanno lavorato a sostegno dello sforzo alleato durante la seconda guerra mondiale. Intelligenze contenute in corpi ordinari e non di damerini spaccamontagne e maleducati che potrebbero, come nel caso di James Bond, essere i protagonisti di questo fulminante aneddoto sull’arguzia di Winston Churchill. Un giorno per togliersi di torno un commensale maleducato che chiedeva insistentemente dove fosse il bagno, ad alta voce gli disse: «Il bagno è in fondo al corridoio. Sulla destra c’è una porta, ci troverà la scritta Gentlemen. Ma lei può entrare lo stesso»”.
