L’operazione a Kandahar “non sara’ un D-Day, una classica operazione militare che si risolve in una giornata”. Lo ha affermato, in un’intervista all’AGI, il colonnello Massimo Panizzi, portavoce del Comitato Militare della NATO a Bruxelles, che ha anche sottolineato l’importanza e la “delicatezza” della missione degli italiani nella zona di Herat. “Per l’operato nei nostri connazionali – ha detto l’ufficiale – sono piu’ volte giunti da Bruxelles segni di grande apprezzamento”.
L’operazione di Kandahar, ha spiegato Panizzi, “e’ uno sforzo congiunto civile e militare condotto su iniziativa del governo afghano in una zona storicamente patria spirituale dei talebani, la seconda provincia per densita’ di popolazione, dove convergono attivita’ criminali, traffici di droga e dispute territoriali che hanno messo a repentaglio la sicurezza della popolazione”, ha sottolineato Panizzi.
Proprio la protezione della popolazione e’ il principale obiettivo dello sforzo congiunto delle forze di sicurezza NATO e afghane, allo scopo ultimo di “creare un ambiente idoneo a un’azione di governo efficace”: “Si trattera’ di un’azione progressiva di controllo del territorio”, ha affermato Panizzi, che, nel corso dell’intervista, ha tracciato un quadro della situazione afghana.
“Ci attendevamo un incremento degli attacchi”, ha spiegato Panizzi, commentando l’ultimo rapporto dell’Onu, secondo il quale c’e’ stato un aumento della violenza in Afghanistan nei primi quattro mesi di quest’anno rispetto al 2009. “E’ un momento decisivo in cui la NATO sta cercando di accrescere il controllo del territorio insieme alle forze di sicurezza afghane”, ha commentato.
Il comandante delle truppe NATO in Afghanistan, il generale Stanley McChrystal, ha illustrato lo sviluppo dell’operazione nel corso del suo intervento a Bruxelles la settimana scorsa, in occasione della riunione dei ministri della Difesa dei Paesi impegnati nell’operazione Isaf (i 28 membri dell’Alleanza piu’ i 18 non membri, per un totale di 46). Ministri che, ha ricordato Panizzi, “hanno riaffermato il loro sostegno all’intervento e la fiducia nell’operato del comandante, consapevoli che la sfida e’ ardua, ricca di insidie, e della necessita’ del sostegno al governo afghano nel cammino verso la transizione, punto di svolta per l’assunzione della responsabilita’ da parte delle autorita’ locali”. “I progressi sono lenti”, ha spiegato il portavoce del Comitato Militare Nato, “ma sicuri”.
Se lo sforzo principale dell’Isaf e’ rivolto alle operazioni a Kandahar e nella provincia di Helmand, “fondamentale” e’ l’impegno dei contingenti nelle altre regioni, tra le quali Herat, sotto il controllo degli italiani. “L’attentato di ieri”, ha commentato Panizzi, “e’ una conferma della delicatezza della nostra missione e delle difficolta’ in cui si trovano gli insorgenti nel momento in cui vedono minacciati i loro interessi criminali. Ma la popolazione e’ con noi e dimostra di comprendere sempre piu’ lo sforzo dei nostri uomini e della comunita’ internazionale”. “Da Bruxelles”, ha ricordato l’ufficiale, “sono piu’ volte sono giunti segni di grande apprezzamento per quanto fanno gli italiani, in particolare per il loro approccio con la popolazione locale, un esempio di applicazione pratica della strategia voluta da McChrystal. La percezione della gente e’ un elemento chiave”.
Sulle insidie procurate dai micidiali IED – gli ordigni esplosivi improvvisati che mietono vittime fra i soldati della NATO e i civili – Panizzi ha confermato che la NATO e’ seriamente impegnata nel contrasto di questa minaccia. Al riguardo, ha sottolineato l’ufficiale, “la NATO sta approntando una serie di misure concrete nei campi dell’equipaggiamento, delle tecniche di addestramento e dell’intelligence al fine di ridurre l’efficacia degli attacchi IED. E’ considerata una priorita’, perche’ la sicurezza dei nostri uomini e’ fondamentale”.
Prioritario e’ anche lo sforzo della NATO per addestrare le forze di sicurezza afghane. I continui appelli alle nazioni per fornire istruttori, da parte del segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, e di McChrystal, indicano che “questo e’ l’elemento fondamentale per la transizione”. “E’ l’aspetto chiave, urgente e decisivo: formare rapidamente forze armate e di polizia in numero e qualita’ sufficienti a garantire la sicurezza alle popolazioni”, ha spiegato Panizzi. L’esercito afghano conta ora 120.000 uomini, la polizia 105.000 unita’.
“Un grande risultato, ma non ancora sufficiente: la nostra preoccupazione e’ che mancano gli addestratori in grado di formare questi uomini. Siamo a corto di circa 450 istruttori istituzionali. Se questo gap non si colma in tempi brevi, il rischio e’ di ritardare la transizione e di compromettere l’intera missione, proprio nel momento decisivo”, ha spiegato.
“Se i risultati in termini operativi dell’esercito afgano sono incoraggianti, meno lo sono quelli della polizia, affetta da problemi di analfabetismo e corruzione”. Richieste specifiche di istruttori sono state inviate a tutti i Paesi, compresa l’Italia che contribuisce gia’ con i suoi Carabinieri. “L’efficacia della missione di addestramento e’ fuori discussione. Del resto – ha spiegato Panizzi – in questo campo la NATO si e’ gia’ sperimentata con successo in Iraq, dove dal 2004 e’ in corso una missione di addestramento delle forze di sicurezza irachene che nel tempo si e’ evoluta, fino a includere l’istituzione – in coordinamento con il governo iracheno – di scuole di formazione, il supporto di esperti per la riforma del settore della difesa e sicurezza e, per quanto riguarda la polizia, la creazione di unita’ assimilabili alla gendarmeria e alla polizia di frontiera. Un modello che ha funzionato. Anche in questo caso, fondamentale e’ stata ed e’ l’expertise dei nostri Carabinieri”
