KABUL – Contatti preliminari con i talebani esistono davvero, e la spinta piu' forte in questo senso viene non da Kabul, ma da Washington. ''E' vero – lo ha detto all'ANSA il Mawlawi Ataullah Ludin, vicepresidente dell'Alto consiglio per la Pace afghano – gli Usa sono piu' avanti di noi in questa ricerca del dialogo e noi accettiamo questo fatto''.
Le rivelazioni sull'esistenza di tali contatti preannunciata dal presidente Hamid Karzai, confermata oggi dal Segretario alla Difesa Robert Gates, e ora ammessa anche da uno dei protagonisti degli sforzi di pace afghani, aprono una prospettiva nuova nelle relazioni con i seguaci del Mullah Omar. Essi hanno sempre negato di voler trattare fino a quando ''gli invasori americani'' non avessero abbandonato il territorio afghano.
Creato dal presidente Karzai nell'ottobre 2010, il Consiglio per la Pace e' un organismo che raccoglie esponenti di vari gruppi etnici afghani, ex rappresentanti dei talebani, ex Signori della Guerra e membri della Alleanza del Nord del mitico 'Leone del Panjshir', Ahmad Shah Massud.
Originario della provincia meridionale di Kandahar, santuario dei talebani, Ludin ha seguito studi islamici e giuridici, e ha esercitato la sua professione prima di dedicarsi alla politica, accettando poi otto mesi fa il delicato incarico nell'organismo a cui sono affidate le speranze di normalita' dell'Afghanistan.
Carezzando la sua lunga e curata barba grigia, Ludin ha osservato: ''Che a noi piaccia o no, fino a quando gli Usa, la Nato e l'Onu non prenderanno forti iniziative per la pace, non avremo risultati, perche' questo noi non possiamo farlo da soli''.
Ed effettivamente, ha ammesso, ''i contatti con i talebani sono molto piu' ampi e profondi fuori dal nostro paese, e in particolare con gli Stati Uniti, che qui in Afghanistan''.
''L'obiettivo principale – ha poi aggiunto – e' riportare la pace in Afghanistan. Se i colloqui li conduce il nostro governo, o se i colloqui avvengono fuori dai confini nazionali, oppure se i talebani hanno contatti diretti con gli americani, per noi va bene perche', ripeto, vogliamo che la pace torni nel paese''.
Sui tempi necessari, Ludin si e' mostrato prudente: ''Dopo 33 anni di guerra, ci vorranno da uno a tre anni per discutere tutti gli aspetti e meccanismi di questo processo''.
Ma qualunque sia l'iniziativa, ha ricordato, ''l'ultima voce in capitolo la deve avere l'Alto Consiglio, e l'approvazione finale di ogni accordo dovra' essere data dal Parlamento afghano, perche' cosi'lo prevede la Costituzione''.
Inoltre, dopo aver dato un giudizio positivo sulla riforma della 'blacklist' realizzata dall'Onu, ha aggiunto: ''Adesso le Nazioni Unite devono cancellare dalla lista dei 'cattivi' afghani molti nomi. Ci sono persone che operano nel nostro Parlamento, nello stesso Consiglio per la Pace o che sono morte, e i cui nomi sono ancora in quella lista''.
Per quanto riguarda infine il dialogo diretto e concreto con i talebani e con le altre organizzazioni armate, come quella di Gulbuddin Hekmatyar, Ludin ha assicurato: ''Non abbiamo problemi a cominciarlo qui in Afghanistan e non in un Paese terzo. Anche noi la consideriamo una scelta migliore. Ma finora non abbiamo ricevuto da loro un indirizzo scritto o l'indicazione di un luogo dove questo si possa fare''.
