KABUL, AFGHANISTAN – Non si placa la furia antiamericana in Afghanistan, dove lunedi la gente e’ scesa di nuovo in strada, per il settimo giorno in almeno tre province (Kunduz, Samangan e Herat), ingaggiando scontri con le forze di sicurezza che hanno avuto un bilancio di quattro morti e diecine di feriti.
La preoccupazione e’ grande dopo il dissennato gesto di un ufficiale americano che ha ordinato la distruzione lunedi’ scorso di copie del Corano nella base militare di Bagram che ospita anche una prigione per afghani sospettati di terrorismo.
Manifestazioni e cortei si ripetono senza sosta e domenica nel distretto di Imam Sahib di Kunduz una folla inferocita ha tentato un assalto ad una base americana con un manifestante che e’ riuscita a lanciare una granata dentro il compound militare, causando il ferimento di sette soldati Usa e 15 agenti afghani. L’episodio e’ giunto dopo l’uccisione ieri di due ufficiali americani in servizio nel sorvegliatissimo ministero dell’Interno a Kabul. Gesto rivendicato dai talebani e attribuito a Abdul Saboor, un membro di 25 anni dei servizi di intelligence afghani che e’ riuscito a fuggire.
Fonti a Kabul hanno fatto sapere che i due consiglieri americani sono stati assassinati dall’accompagnatore dopo una discussione in cui avrebbero insultato il Corano. Ma in mancanza di testimoni oculari, la tesi sembra un tentativo di offrire un argomento a media ed opinione pubblica stupefatti per l’accaduto. Dopo i tentativi di calmare la rabbia degli afghani fatti dal generale John Allen, comandante della Forza Internazionale di Assistenza alla sicurezza (Isaf), da Leon Panetta, capo del Pentagono e anche da Barack Obama in persona, domenica e’ stata la volta del segretario di Stato Hillary Clinton, che si è ”rammaricata per l’accaduto” ed ha chiesto ”la fine delle violenze”.
Il presidente afghano Hamid Karzai ha condannato l’oltraggio al Corano, chiesto la punizione degli americani responsabili, e concluso: ”Ora e’ tempo di tornare alla calma. Non permettiamo ai nostri nemici di sfruttare la situazione”. ”I nostri nemici” in questo caso sono i talebani seguaci del Mullah Omar, che pure il capo dello Stato ha ufficialmente invitato a trattare e che si compiacciono per quanto sta accadendo in Afghanistan. Gli insorti cavalcano le proteste con entusiasmo al punto che il loro sito internet e’ una sorta di tempestiva agenzia stampa che informa (e ingigantisce) su quanto avviene.
La constatazione che i talebani abbiano potuto mettere a segno un’azione nel ministero dell’Interno, considerato una fortezza, ha scioccato gli Usa, che hanno deciso di ritirare i consiglieri dislocati negli organismi pubblici a Kabul. Il gesto e’ stato immediatamente replicato da Gran Bretagna, Francia e Germania, suscitando nuovi interrogativi sulla tenuta del processo di transizione della sicurezza che si deve (almeno nelle intenzioni) concludere nel 2014.
La preoccupazione e’ grande perche’ vari Paesi meditano di accelerare il ritiro delle loro truppe dal territorio afghano. E questo mentre nelle citta’, distretti e province riconsegnati dalla Coalizione internazionale a esercito e polizia afghani, la sicurezza non e’ migliorata quanto si sperava. Al riguardo oggi l’ambasciatore Usa Ryan Crocker ha detto alla Cnn che ”gli Stati Uniti debbono resistere alla tentazione di andarsene prima del tempo” perche’ ”dobbiamo impedire che Al Qaeda torni in gioco in Afghanistan”.
