Una volta riconsegnata Herat agli afghani, il contingente italiano potrebbe spostarsi in altre aree calde dell’Afghanistan. Lo afferma in un’intervista alla Stampa il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, che ammette ”di non ritenere giusto che i soldati tolti dalle province dove è tornata la calma si lascino alle spalle quelli impegnati in aree più complesse, come Kandahar o l’Est”.
Ed è per questo, spiega, ”che a Lisbona abbiamo deciso di reinvestire il dividendo della transizione, per restare fedeli al principio together in together out”. Certo ”è un nodo da sciogliere nei prossimi mesi”. Perché ”le truppe liberate da certe aree dovrebbero essere disposte altrove – chiarisce Rasmussen – oppure trasferite con funzioni di supporto e sostegno, come addestramento o formazione. E’ una esigenza di equità”.
L’Italia, aggiunge l’ex premier danese, ”è un partner forte. Quando vado a Roma e chiedo risorse, trovo sempre risposta positiva”. Il vertice Nato di Lisbona, sottolinea, è stato ”l’inizio di una nuova fase” perché c’è stata ”l’intesa sulla cooperazione per la difesa missilistica e quella in Afghanistan, più il patto contro il terrorismo e la pirateria informatica”.
Con l’accordo sul futuro scudo anti-missilistico ”abbiamo messo la pietra tombale sulla Guerra Fredda tra Ovest ed Est”. E non c’era motivo di citare l’Iran in particolare, perché ”è uno strumento che ci proteggerà da tutti”.
Quanto ai rapporti con la Russia, Rasmussen rileva che ”ci sono ancora alcune divergenze, come quella riguardo alla Georgia”. Al momento, comunque, l’ingresso di Mosca nella Nato ”non è un tema in agenda. Le parole dei leader russi rivelano che non hanno intenzione di chiedere l’accesso, quindi non credo che avremo presto una domanda di adesione”.
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