Barack Obama “festeggia” il Nobel per la pace inviando in Afghanistan 13.000 soldati in più rispetto ai 21.000 rinforzi annunciati a marzo. A rivelarlo è il quotidiano statunitense Washington Post, che sottolinea come queste truppe aggiuntive, di cui non è stata data comunicazione ufficiale, siano per lo più di sostegno, trattandosi di genieri, personale medico, esperti di intelligence e polizia militare.
Con l’invio di queste truppe, l’aumento complessivo di soldati in Afghanistan deciso dalla nuova Amministrazione è di 34.000 uomini.
«Obama ha autorizzato il tutto, ma nel comunicato si parlava solo di 21mila uomini», ha riferito al Post una fonte del Pentagono che ha seguito l’operazione. Già in passato la Casa Bianca e il Pentagono non avevano pubblicizzato aumenti significativi delle truppe di sostegno.
Quando George W.Bush inviò 20.000 soldati in più in Iraq non menzionò gli 8.000 militari di sostegno che li accompagnavano. L’indiscrezione arriva mentre Obama sta valutando la richiesta del comandante delle forze Usa e Nato in Afghanistan, il generale Stanley McChrystal, per un ulteriore aumento di truppe che potrebbe arrivare a 40.000 unità.
La questione è delicata: l’invio di truppe di sostegno, infatti, è destinata a far crescere la tensione nell’esercito statunitense. Per gli esperti di strategia di guerra, infatti, ne servono 4000 per ogni brigata destinata al combattimento. Ma, e questo è uno degli aspetti più controversi del problema, gran parte delle forze di sostegno in questo momento servono anche in Iraq.
Lo afferma, senza mezzi termini Michael O’Hanlon, Senior Fellow, della società di ricerche Brooking Institutions: «Nei prossimi 10-12 mesi ci attendono delle sfide perchè stiamo ridimensionando il nostro impegno in Iraq e l’invio di truppe in Aghanistan dovrà essere di conseguenza più graduale».
C’è poi in ballo la richiesta del generale McChrystal che vorrebbe in Afghanistan almeno 40.000 rinforzi tra truppe per il combattimento, l’addestramento e il sostegno. Rinforzi che esulano dai 14.000 uomini mandati da Obama. Anche qui la decisione del presidente non è facile: McCrystal ha detto che senza truppe extra la guerra verrà persa ma ci sono seri dubbi sulla capacità di esercito e marina di poter fornire, in tempi brevi, così tanti uomini. Ancora una volta, il problema è l’Iraq che continua ad impegnare risorse significative. L’esercito, per esempio, ha già 17 brigate impegnate nei teatri di guerra: 5 in Afghanistan e 11 in Iraq per un totale, nel 2008, di quasi 190.000 uomini.
E i capi delle forze armate appaiono perplessi sull’opportunità di potenziare ancora l’impegno. Di poche parole il generale George W. Casey Jr: «Spero che non dovremo farlo. Quando torni da 15 mesi di missione non vuoi ripartire subito». Perchè uno dei principali problemi è proprio questo: soddisfare la richiesta di McChrystal significherebbe accorciare i riposi e costringere le truppe a un vero e proprio “tour de force”.
Secondo il quotidiano Usa, comunque, per quest’anno non si sforerà rispetto al massimo numero di soldati previsto in 68.000. A inizio ottobre i soldati americani in Afghanistan erano 65.000 e quelli in Iraq 124.000, contro i 26.000e i 160.000 all’epoca della prima ondata di truppe in Iraq inviata da Bush.
